Sotto gli occhi sbigottiti degli eroi dell’ultimo scudetto il Bologna retrocede in serie B dopo sei stagioni. E’ il modo peggiore per celebrare il cinquantenario del trionfale spareggio dell’Olimpico con l’Inter, che ricorrerà il prossimo 7 giugno. Ma anche l’ultima gara interna del campionato conferma che questa è una stagione nera, segnata, maledetta. Il Bologna di Ballardini colpisce pali e traverse, reclama due calci di rigore piuttosto netti, subisce il raddoppio del Catania su azione viziata da un netto fallo di Rinaudo non fischiato dall’arbitro Rocchi.
Ma aldilà della sconfitta ingiusta, resta una sensazione di grande impotenza. La squadra si conferma debolissima in fase di costruzione del gioco. E quando indovina lo specchio della porta, le parate di Frison e la malasorte impediscono il recupero dei rossoblù. La superiorità numerica, maturata per l’espulsione di Peruzzi a metà del primo tempo, consente ai rossoblù solo una costante supremazia territoriale fino al velenoso contropiede di Bergessio.
Così Bologna e Catania rovinano in serie B a braccetto mentre Sassuolo e Chievo firmano la salvezza con i prevedibili successi su Genoa e Cagliari. Sul tracollo rossoblù pesano in modo determinante le scelte del presidente Guaraldi e il cumulo di errori commessi: dalla campagna acquisti fallimentare (Bianchi al posto di Gilardino), all’assurda cessione di Diamanti, unica gemma in una squadra senza luci, alla scelta di Ballardini come sostituto di Pioli. Il tecnico si è trovato fra le mani un materiale modestissimo, ma come il suo predecessore si è perso fra esperimenti e rotazioni, senza mai trovare un equilibrio di squadra davvero convincente e con il sacrificio di un giocatore di qualità come Cristaldo a vantaggio dell’evanescente Acquafresca.
Ora il tuffo in serie B consente un ripensamento generale, un repulisti, un azzeramento che per forza di cose deve partire dai vertici societari. Questa è l’occasione per rifondare per spuntare da Guaraldi condizioni di acquisto praticabili. Il presidente ha un grosso debito morale nei confronti del pubblico di Bologna, che anche ieri ha avvolto la squadra con l’abbraccio caloroso di trentamila tifosi.
Deve ridare alla città del pallone la dignità perduta. E il modo migliore è farsi da parte prima che a rovine si aggiungano rovine, fino allo spettro del fallimento. Bologna ha già vissuto questo incubo, ora ha il diritto di ricominciare a sperare.