Enea deve essere passato di qui. Per forza, se voleva andare a Erice, a seppellire suo padre e fondare i Ludi, cui tanto teneva. Enea dev’essere passato da Sciacca, mentre era in fuga da Troia e dalla sua insensata guerra. Non c’è alcun dubbio.

Rifletteva così il professor Diomede Pizzolungo, emerito studioso di miti e geografia antica, solo, nella sua casa a Capo San Marco, che da Sciacca non distava molto. Poi spostò lo sguardo oltre la finestra verso il Monte Kronio, sopra la città vecchia. Anche Dedalo, in fuga da Creta, deve essere passato di qui. Aggiunse, nel suo rimuginare. Per forza: alle falde del Kronio ci arrivò in volo, dopo essersi giocato il figlio, Icaro, cui aveva donato un paio di ali di cera ma non il buon senso di tenersi lontano dal sole. Così era fatto il professor Diomede Pizzolungo: gli capitava spesso di perdersi nella ricostruzione di viaggi epici e smarrire passaggi non trascurabili della propria esistenza. A proposito, dove era finita Elena? No, non quella della guerra di Troia. Elena, sua moglie. Era da un po’ che non la vedeva. Chissà se Enea e Dedalo si sono incontrati da queste parti, riprese a riflettere. Ma no, che sciocco, mai si conobbero, e poi fuggivano da destini diversi. E si smarrì di nuovo nel labirinto dei suoi pensieri.

Finché, improvvisamente, chiuse gli occhi sui propri sogni e li riaprì sulla libreria davanti a a sé: c’era qualcosa su uno scaffale. Una lettera. D’addio. Lo pensò subito. Senza nemmeno aprirla. E solo una frase gli venne in mente: “Elena deve essere passata di qui”. Per l’ultima volta.

           Gianluigi Schiavon