reggio concerto

Campovolo (Reggio Emilia), 19 settembre 2015

Un palco spettacolare, un abbraccio, enorme, lungo 25 anni. Liga spalanca le mani, con quel suo sorriso sornione. “Non vi vedo tutti fino in fondo, vado sulla fiducia, siete tantissimi”. Ed erano tantissimi, davvero. Un mare di 150mila persone. Un mare di gente, il popolo del rocker di Correggio. E lui, ciuffo argentato, vestito di nero, 55 anni vissuti tra palco e realtà, ha dato il via al suo concerto più importante. Il terzo, sempre al Campovolo. “Usiamo questi telefonini per salutare chi non ha potuto essere qui stasera”. Tutto qui, poi spazio alla musica.

La Festa  è cominciata subito forte. Poche parole, Luciano ha preferito far parlare la sua poesia più vera, quella degli esordi. E allora via, con il primo album, ‘Ligabue’. Via con ‘Balliamo sul Mondo’, ‘Bambolina e Barracuda’, ‘Piccola Stella senza cielo’.  Qualche incursione in inglese (poi subito abbandonata, per fortuna).

Gli strumentisti storici chiamati alle armi (Clandestino, La Banda, Il Gruppo), per raccontare un’avventura che dura da un quarto di secolo, un’avventura partita da Correggio e finita a toccarlo fino in fondo quel sogno di rock’n’roll insperato, di un ragazzotto di provincia con tanta ambizione in tasca. Un ragazzo che ora può permettersi di avere a fianco musicisti ospiti come Anchise Bolchi (banjo e violino), Emiliano Vernizzi (sax), Max Lugli (armonica) e Pippo Guarnera (hammond).

Le casse pompano fin dritto nelle vene, i bassi spingono pesante, la pelle d’oca, le guance rigate dalle lacrime; c’è tutto sui volti dei ragazzi stipati sull’erba, tra le transenne, capaci di sopportare un caldo infernale, tutto il giorno, per poi farsi accarezzare dalla brezza emiliana più piacevole. Anche il tempo è stato clemente, dopo un allarme meteo pomeridiano che aveva fatto tremare anche i membri dello staff. Invece no. Liga ha vinto anche questa scommessa.

Un cambio d’abito dietro l’altro, con i pezzi vintage riesumati per l’occasione dal baule delle sue memorabilia: il gilet di cavallino usato per il video di ‘Marlon Brando è sempre lui’, la giacca bianca e gli occhialoni da Elvis di ‘Certe Notti’, la camicia gialla anni Novanta di ‘Vivo Morto o X’.

Un suono perfetto, pieno, un palcoscenico faraonico. Uno show, più che un semplice concerto. E a guardarlo, dall’area riservata, c’erano tanti volti noti dello spettacolo e della tv, passati per godersela, questa serata.  Elisa, fresca di matrimonio, con il suo bambino cullato tra le braccia e protetto dalle cuffie. Lei, cappellino da baseball rosso in testa, chiusa in un furgone blindato nero intenta ad allattare, per poi correre sotto il palco; il ministro Maria Elena Boschi, scappata via dopo il suo comizio alla Festa del Pd di Bologna, per arrivare in mezzo al pubblico assieme al presidente della Regione, Stefano Bonaccini. “Sono una fan del Liga, l’ho visto anche a Firenze”, ha detto raggiante e strizzata in un chiodo di pelle nera. E poi Joe Bastianich, il critico di Masterchef (“paragonerei Luciano a un bicchiere di lambrusco e a un piatto di tortellini”); Giancarlo Marocchi, ex calciatore di Juve e Bologna; Flavio Insinna, con la sua maglietta di Libera, accolto con un’ovazione da parte dei ‘Ligalizzati’. E ancora, Paola Turci, Alessandro Bergonzoni, Pau dei Negrita, Gianluca Grignani, Paolo Vallesi, Mauro Bigonzetti. Il fratello Marco Ligabue, con l’amico produttore di vini Alessio ‘Pibe’ Lini e la moglie Barbara Pozzo, emozionata, con gli occhi lucidi piantati su quell’uomo davanti al microfono, sposato in gran segreto nel cortile interno di un ristorante nel cuore di Reggio, nel settembre 2013.

Tutti lì, fino alla fine. Fino ai fuochi d’artificio, che hanno incorniciato una serata perfetta. Tre ore e rotti di musica suonata come si deve. Una di quelle notti lì; quelle che il Liga sa raccontare davvero bene.