A volte, anche se ormai non siamo più giovanissimi e un po’ di pelle si è indurita, è dura anche per noi dover dare certe notizie. Mi tolgo il dente con il link al pezzo del collega Alessandro Gallo, qui, che dà la notizia della morte di Nerio Zanetti, con i dettagli sulla vita sportiva del Prof.

Io voglio aggiungere solo un paio di cose, a titolo di ricordo personale. Ero ragazzino quando Zanetti realizzò, con un manipolo di ragazzi tra cui il modenese Leo Carretti, l’impresa di far vincere alla Zinella Bologna sponsorizzata Mapier l’ultimo scudetto della città dei canestri. Era il 1985, dopo quella grandissima rimonta sulla Panini il volley sarebbe cambiato perché poi arrivò Velasco. Per certi versi, quello scudetto dei gialloneri è paragonabile a quelli di Verona o Sampdoria nel calcio, per far capire il senso dell’impresa anche a chi è digiuno di volley.

Professionalmente, ho conosciuto (poco) Zanetti più avanti, quando, dopo aver guidato la prima Sisley di A1, era passato a Schio e faceva giocare una squadra di provincia vera in modo divino. Certo, c’era Kim Ho Chul in regia, ma c’erano anche tanti giocatori che prima e dopo il Prof non hanno mai giocato allo stesso livello.

La cosa che mi ha sempre colpito, del Prof, era il modo in cui trattava il primo e l’ultimo della squadra, il giornalista esperto e il novellino alle prime armi (come ero io): con un rispetto totale per la persona che aveva di fronte, rispetto che oggi non è più di moda.

Più del bravissimo allenatore di volley e professore di educazione fisica, da oggi Nerio Zanetti mancherà a tutti per la sua educazione. Ciao Prof.