Il dolore degli amici delle vittime

 

SIAMO sicuri che le vittime della strage di Orlando fossero in primo luogo delle persone e non dei gay che frequentavano un locale per omosessuali in una città aperta nei confronti della comunità Lgbt? Non è una domanda da sofisti, ma un interrogativo, semmai provocatorio, che scaturisce dall’ascolto delle parole del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, intervistato ieri dal GR1 sull’ultima mattanza jihadista. “Davanti a quello che è successo – è l’analisi del numero due della Cei – si parla di gay, di Islam… A mio avviso si tratta innanzitutto di vite umane, di persone uccise. Davanti a questa tragedia, che va condannata nella maniera più ferma, io vorrei almeno che si evitasse qualunque speculazione”.

È EVIDENTE, ci mancherebbe altro, che i cinquanta morti di Orlando fossero uomini in carne e ossa, con i loro amori, le loro passioni, la loro voglia di divertirsi. Niente di più e niente di meno dei coetanei etero che alla sera si ritrovano a ballare, rimorchiare, baciarsi. Solo che al club Pulse venerdì sera quei ragazzi sono stati sterminati perché gay. Non per altro. Non c’è nessuna speculazione nel rimarcare la natura delle ultime vittime di un’ideologia che, in virtù della strumentalizzazione dell’islam e della religione in sé, colpisce la modernità, in questo caso il suo frutto più osceno e proibito, se visto con gli occhi del Califfo: la libertà per gli omosessuali, i depravati per eccellenza, di radunarsi e fare festa, finalmente senza nascondersi. Non a caso dove sventolano le bandiere nere i gay sono buttati giù dai palazzi. E non va meglio in uno stato vero e proprio come la Repubblica islamica iraniana, a dimostrazione di quanto sia ancora marginale la lettura storico critica del Corano sulle sessualità altre.

“UNA FOLLIA che non può trovare copertura religiosa, né giustificazione alcuna”: così Galantino descrive la strage di Orlando, evitando, però, di specificare il target del terrorista. Certamente non si può spiegare solo con l’omofobia quella che è la più grande sparatoria nella storia americana. Le armi facili, il fanatismo religioso sono argomenti più che centrali in un eccidio simile. Sta di fatto che ‘mancare’ il bersaglio di questa mattanza – anche la nota di cordoglio della Santa sede sorvola accuratamente sul fatto che le vittime fossero gay – può lasciare intendere che l’omosessualità sia ancora un tabù per la Chiesa. D’altra parte lo si è visto anche al Sinodo sulla famiglia. Ci è voluto il documento conclusivo del Papa, Amoris laetitia, per dire no ad ogni forma di aggressione e violenza contro i gay e le lesbiche. I vescovi avevano preferito sorvolare.

Giovanni Panettiere

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