‘DOMANI IN CHIESA CON I CRISTIANI’. ISLAMICI, PREGHIERA ANTI-TERRORISMO

Articolo pubblicato sul Qn (Il Giorno, La Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 30 luglio 2016

Giovanni Panettiere
ROMA

MANO tesa degli islamici italiani ai cristiani in risposta agli attentati jihadisti che in questi giorni stanno insanguinando l’Europa, dalla Francia alla Germania. Dopo l’appello del Consiglio francese per il culto musulmano (successivamente allo sgozzamento del prete Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, ha invitato i fedeli a recarsi alla messa domenicale per pregare insieme con i cattolici), è stata la volta della Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, con una sua analoga «iniziativa di testimonianza e fratellanza»: domani delegati musulmani, prima della celebrazione eucaristica, porteranno il loro saluto nelle parrocchie. Appuntamenti sono previsti a Roma, Milano, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Brescia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brindisi, Palermo e Agrigento.

«CI SEMBRA fondamentale in questo momento drammatico – si legge in un comunicato della Coreis, associazione moderata alla quale aderiscono poche centinaia d’islamici – dare con questo saluto dei musulmani d’Italia un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del cristianesimo dove i fedeli e i cittadini ricevono le benedizioni della comunione spirituale».
L’iniziativa promossa dalla Coreis viene appoggiata dall’Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane), la realtà più rappresentativa del mondo islamico nel nostro paese, con oltre 150 moschee affiliate su un totale di 700 sparse da nord a sud. «Nei giorni scorsi – spiega Izzedine Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Ucoii – siamo andati personalmente a portare messaggi di solidarietà e cordoglio ai nostri fratelli cristiani, ai vescovi e ai parroci. Domani faremo altrettanto». In questo modo – continua – «vogliamo mostrare che siamo tutti parte di un’unica famiglia umana, insieme contro il terrorismo e insieme per dire ai terroristi che i loro atti criminali non ci dividono, anzi ci uniscono ancora di più». Dalla Grande moschea di Roma, uno dei referenti, Omar Camilletti, confida a Radio vaticana di voler rendere abituali le visite alle chiese, soprattutto per i giovani musulmani.

IL GESTO di solidarietà dei musulmani italiani intercetta il favore dei vescovi, convinti, con papa Francesco e sulle orme di san Giovanni Paolo II – salvo pochi, timidi distinguo –, che quella in atto non sia una guerra di religione, uno scontro fra l’islam e il cristianesimo. «Quanto annunciato dai leader islamici è un segno molto bello, enorme, lo aspettavamo», è il commento di don Ivan Maffeis, portavoce della Conferenza episcopale italiana.
Proprio una manciata di giorni fa, nel pieno dell’emozione per il martirio sull’altare di padre Hamel, era intervenuto lo stesso presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Contro «un salto di qualità del terrorismo per far credere che ci sia una guerra tra religioni», aveva chiesto «un aiuto significativo al mondo musulmano nel condannare con estrema chiarezza questi fatti». Un appello che evidentemente non è caduto nel vuoto. Ora bisognerà vedere quanti fedeli seguiranno gli imam in chiesa. In barba ai tagliagole e a chi semina odio.

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