LA SANTA E LA PRINCIPESSA, STORIA DI UN’AMICIZIA

Articolo pubblicato su Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 29 agosto 2016

 

LA CHIAMAVANO “la strana coppia”. La principessa triste e la suora eroina dei «poveri fra i più poveri». Lady Diana e Madre Teresa, semplicemente inseparabili. Il loro primo incontro risale al 1992 e dura una quarantina di minuti. Smessa la veste regale, la chiacchierata moglie dell’erede al trono Carlo d’Inghilterra fa visita all’ospizio dei moribondi, aperto nella sudicia Calcutta dalla religiosa albanese, sconvolta dall’aver appreso che ogni mattina i resti degli indigenti morti lungo i marciapiedi della megalopoli venivano raccolti assieme ai mucchi di spazzatura. Quel giorno Diana non si limita a seguire Madre Teresa fra le brandine degli ammalati. Si china sui lebbrosi, sui sieropositivi. Li tocca, li abbraccia, li conforta.

È IL GIRO di boa per lei che da quel momento sposa la causa della suora, minuta di statura, monumentale nella testimonianza evangelica. Diana sfrutta al meglio il suo impatto mediatico e le proprie risorse per sostenere e visitare di persona i ricoveri costruiti in giro per il mondo da Madre Teresa. A chi storce il naso per la sua amicizia con una donna potente, contesa dalle copertine delle riviste di gossip, la religiosa replica: «Non sto accogliendo una principessa, ma una giovane in difficoltà, ansiosa di fare opere di bene e rinforzare la propria fede». Le due s’incontreranno più volte nel corso degli anni, l’ultima nel ’97, pochi mesi prima della scomparsa di entrambe. Per uno strano scherzo del destino moriranno a 5 giorni di distanza. Il racconto dell’insolito legame tra Madre Teresa e Lady D è una delle pagine più toccanti del libro Madre Teresa – Il cammino di una Santa, da oggi in edicola con il Qn al prezzo di 9,90 euro, oltre al costo del quotidiano. L’opera, scritta a quattro mani da Andrea Ballone e Luca Montecchi, è un omaggio, ricco di aneddoti e testimonianze, alla religiosa che domenica sarà proclamata santa in San Pietro dopo aver lottato per dare dignità alla miseria.

E PENSARE che Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, questo il nome all’anagrafe del Nobel per la Pace (1979), nasce nel 1910 in una famiglia agiata. La “chiamata nella chiamata” la raggiunge nel ’46 nell’inferno di Calcutta dove era arrivata come missionaria delle Suore di Loreto. «Sentivo – scriverà successivamente – che il Signore mi chiedeva di rinunciare alla vita tranquilla all’interno della mia congregazione per uscire nelle strade e servire i poveri. Era un ordine». Di lì a poco – è il 1950 – fonda le Missionarie della carità. Come veste per le suore del nuovo istituto religioso sceglie un sari bianco a strisce azzurre. Sono i colori della casta degli intoccabili, la più povera dell’India.

Giovanni Panettiere

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