Notte da 90 che fa paura come al gioco del lotto. Capita anche questo nella Milano oscura, uscire a mezzanotte da una casa dove non puoi stare, per raggiungere una casa dove non vuoi andare. E aspetti la filovia, sola, in mezzo alla notte. Dodici minuti di attesa, accidenti, mentre dalla corsia opposta ecco almeno tre 90 che corrono al termine della notte. Poi arrivano, una ragazza straniera , in minigonna. Parla spagnolo al telefono. Lei non ha paura. Un ragazzo asiatico, forse indiano, con una enorme custodia, una chitarra… Viene da un concerto, torna a casa. Parla italiano abbastanza bene, seconda generazione integrata, giovani con un presente e un futuro. Viaggiano con il fedele autobus che ogni sera, 365 giorni alla’anno, percorre fedelmente i contorni di questa città enorme, ingrata eppure a volte inaspettatamente prodiga di possibilità e di sogni.

Quanti me ne ha dati, tanti ne ho sprecati. Salgo, odore di fritto, sono tutti stranieri, orientali perlopiu’. Tornano dal lavoro forse, forse hanno solo cenato. Accasciati in molti sedili anziani con la barba bianca, persone di colore con la sacca, dormono straziati. Il loro nulla gli consente il sogno, o forse l’incubo di girare a vuoto sull’immensa circonvallazione di una metropoli che continua a perdere i suoi confini nel l’orizzonte indefinito delle nuove migrazioni. Città santa, dove migliaia di ricchi perbene cercano un riscatto prodigandosi nel volontariato, città nera dove a volte nessuno ti ascolta. Sale un gruppo di studenti spagnoli, bevono…. È solo coca cola, ne offrono a uno sbigottito cinese che rifiuta con gentilezza. Erasmus a Milano. Penso al conducente delle 90, a tutte le vite notturne che si sente passare ogni sera alle spalle. Quanta di questa umanità vagante gli si attaccherà alle spalle, all’anima? Bisogna essere come i dottori, per fare i conducenti dell’Atm, non lasciare che niente e nessuno  si metta fra te e la strada, la notte, i pensieri… Della Milano di notte…