Finalmente al via, con il suo carico di speranze, polemiche (si spera archiviate), lavori ancora in corso e altissima tecnologia.
Poteva scadere nell’ovvio o nel trionfalismo, ma la cerimonia di apertura dell’Expo 2015 si è svolta in perfetto stile milanese, quello del fare senza troppo parlare, dell’eleganza discreta ma diffusa e apprezzata da chi sa guardare, lo stile, in una parola, della concretezza. Ora abbiamo davanti sei mesi di sfide ancora tutte da vincere: il turismo tanto atteso, il ritorno degli investimenti, la gestione di una macchina imponente e complessa. Ma cosa resterà nei nostri cuori di questo primo maggio che davvero ha trovato nell’apertura dell’Esposizione universale il suo inno al lavoro? Le parole, pesanti com’era atteso, del grande Papa Francesco e le lacrime di Agnese Renzi. Lacrime che sono state, ne sono sicura, quelle di tanta Italia, ascoltando il controcanto meraviglioso dei bambini, dei Piccoli Cantori di Milano, all’Inno d’Italia degli alpini. E quel siam pronti alla vita che ha sostituito la morte di Mameli, una nota geniale.
Ora si pensi a ricercare, con coraggio, come ha detto il Papa, il modo di nutrire davvero il pianeta, di smettere “di abusare del giardino che Dio ci ha affidato”. E non si dimentichino “I volti nascosti degli uomini e delle donne che hanno fame”.
Nella cronaca l’ottimo, come sempre, discorso del premier Matteo Renzi, che ha parlato di “tempo di opportunità” e di ottimismo. Della parola “cultura che è il desiderio profondo di far scoppiare il cuore di entusiasmo”. Bellissimo il grazie a Letizia Moratti che lottò per far arrivare l’Expo a Milano, un sindaco da troppi dimenticata ma oggi da molti rimpianta.
Che la grande area di Rho-Pero sia uno spazio di libertà, come si augura Renzi, è tangibile. Lo dicono i rappresentanti di tutto il mondo presenti con i colori e gli abiti tradizionali tanto diversi dai nostri, l’idea che Iran e Israele possano essere buoni vicini di padiglione, così come tante altre nazioni in conflitto. L’invito del presidente del Consiglio: ” Venite a scoprire che sapore ha l’Italia”, è accattivante. La firma digitale sulla Carta di Milano proiettata sugli schermi giganteschi la gioiosa pennellata finale.
Poi tornano i selfie di Renzi, e i problemi di sempre. Ma con tanto impegno e serietà, questo appuntamento internazionale potrebbe essere non solo una grande fiera ma l’inizio di un nuovo mondo.