C’ERANO una volta i locali storici sotto la Madonnina che, dopo la Milano da bere, hanno cominciato a chiudere i battenti. Quasi ogni giorno qualcuno è costretto a issare bandiera bianca schiacciato dal peso dei nuovi stili di vita e dai “fast food”.  L’ultimo caso riguarda il “Bagutta”: il 14 aprile ci sarà lo sfratto esecutivo per morosità. Per i milanesi da più generazioni sarà un triste giorno: in quei locali, esattamente 90 fa, undici commensali, tra cui Riccardo Bacchelli e Orio Vergani, dettero vita al famoso e omonimo premio letterario che, per causa di forza maggiore,  andrà in onda, il  prossimo 16 aprile, nella strada che ospita la celebre trattoria. È triste assistere alla capitolazione di un altro pezzo della Milano che fu. In mezzo al disarmo generale, mi fa, comunque, piacere vedere ancora saldamente  in piedi il ristorante toscano “da Elio”, in via Fatebenefratelli, che ha quasi gli stessi anni del “Giorno” (è nato nel 1957). Qui cenava Indro Montanelli e, ancora adesso, nella sala principale, c’è  una vetrina con la Olivetti Lettera 22 con cui Cilindro scriveva i suoi famosi “controcorrente”. In quelle tavolate  si cementavano rapporti d’amicizia tra i commensali più assidui. Non dimentico il “teatrino” a cui assistevamo ogni sera. Il buon Elio magnificava i suoi piatti: c’era il galletto ruspante del cortile, i carciofi freschi freschi, la pappa col pomodoro, i fagioli all’uccelletto, il lardo di Colonnata che si scioglie in bocca. Montanelli si sottoponeva a quella specie di rito che per lui era quasi un supplizio: la sua proverbiale inappetenza gli imponeva questo ed altro. Chissà se ci sono ancora quelle pappe col pomodoro che profumavano di toscanità.
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