Drugstore. Forse non si ricordano più neanche loro di aver fatto un pezzo che girò parecchio. Era il 1998. E i Radiohead avevano appena pubblicato “Ok Computer” e in quel pezzo dei Drugstore c’era la voce inconfondibile di Thom Yorke a sigillare il successo. Una canzone piena di melodia ed archi ma con un testo che non lasciava spazio a dubbi: si parlava del golpe cileno del 1973. Era anche l’epoca di “Suoni e Ultrasuoni” e Riccardo Pandolfi, credo che fosse lui, la introdusse con questa parole. “Vola come una farfalla, punge come un’ape”. Proprio come Cassius Clay, anzi Muhammad Ali. The greatest, il più grande, il pugile più musicale e più musicato. Poesia pure sul ring, ardore romantico dentro e fuori. E in effetti quando fu “Rumble in the jungle”, la super sfida, quella del 1974, quella in cui Ali doveva riprendersi la corona contro Foreman, nello Zaire, lui era già diventato da un pezzo il simbolo del black power (aveva sfilato anche con le Black Panthers) e poco contava che dall’altra parte ci fosse il “Marciano nero”, Foreman (lui ormai era considerato un traditore, accusato di essersi venduto ai bianchi). L’incontro del secolo, di nuovo dopo quello di tre anni prima contro Frazier (che era andato fino allo Zaire per vederlo), fu accompagnato dalla musica mentre i due pugili si allenavano senza sosta. Venne organizzato perfino un festival “Zaire 1974”. A guidarlo c’era James Brown, altra icona black, e con lui sul palco salirono anche Miriam Makeba, Manu Dibango, Bill Whiters). Una carica spaventosa che trasformò quel superconcerto in un documentario che uscì qualche anno dopo col titolo  “Soul power”. Tutti per lui, un po’ anche per Foreman. Ma la personalità di Ali era trascinante. E nel tempo è diventato materia per altre canzoni. Una di quelle che probabilmente racconta meglio la sua vita, la “Rumble in the jungle”, è proprio “Rumble in the jungle” dei Fugees, superband dell’hip hop degli anni novanta, da cui sarebbero poi usciti talenti puri come Wyclef Jean e Lauryn Hill. Lì la crew per “Rumble in the jungle” si faceva accompagnare da Busta Rhymes e A Tribe Called Quest. Riascoltarla è rivivere un po’, seppure in netta differita, quelle emozioni di quell’autunno del 1974.