La notizia è un po’ datata è vero, ma vale la pena di tornarci sopra perché è passata un po’ in secondo piano, dimenticata nelle ultime pagine. Gli appassionati veri, però, ne parlano ancora perchè il contratto (da undrafted free agent) firmato da Giorgio Tavecchio con i San Francisco 49ers (una delle franchigie di punta della National Football League) è quanto mai storico. Per il football di casa nostra e per il nostro sport in generale, che sempre di più si colora a stelle e strisce (Liddi, Gallinari e soci), è qualcosa di rivoluzionario. Già, perché era il 1987 e il football ‘vero’ una nicchia per pochi, quando Massimo Manca fu messo sotto contratto dai Cincinnati Bengals dopo una carriera universitaria a Penn State. Stavolta è tutto diverso, anche per l’attenzione e l’esposizione mediatica. Dunque Giorgio potrebbe ‘fare la squadra’, lui che da appassionato interista il calcio lo ha sempre inteso, da bambino, con i pali e la rete. Poi, tutto si trasforma in una splendida favola, passando da Milano alla California, dalla laurea a Berkeley ai San Francisco 49ers: Giorgio Tavecchio insegue il sogno di giocare nella National Football League. Il 21enne, nato a Milano, sta vivendo la versione ‘ovale’ del sogno americano. Dopo la brillante carriera accademica e sportiva ora potrebbe proprio indossare la casacca rossa ed entrare nel Candlestick Park da protagonista, sfidando il temibile vento che soffia dalla baia, vero incubo di tutti i kicker. Ma lui la vive nella maniera giusta, ben sapendo quali e quante insidie ci siano, come ha rivelato qualche tempo fa. ”Ci sono ancora tanti ostacoli, ma ho una grande opportunita’ per entrare nel giro e me le voglio giocare”. In ogni allenamento, Tavecchio può studiare da vicino David Akers. Il kicker titolare dei 49ers è reduce da una stagione strepitosa: ”Anche se ogni kicker ha la sua maniera di calciare la palla, più vedo da vicino Akers, più trovo similitudini. Direi che lui è il mio modello”. Nella sua infanzia italiana, Tavecchio ha preso confidenza con il pallone sferico del soccer. La ‘metaforfosi’ è avvenuta al di là dell’Oceano. ”Ho incominciato a giocare a football americano durante il mio secondo anno di liceo. Un mio amico mi chiese se per caso volevo fare il kicker e la mia avventura ‘footballistica’ iniziò così. Non saprei fare un paragone tra i due sport”, dice il 21enne milanese. Il ricordo più nitido è legato al primo field goal nella carriera universitaria: ”Ero nervosissimo prima di calciare, ho provato un gran sollievo dopo averlo transformato, come se avessi legittimato il mio posto in squadra”. Nell’album personale, c’è spazio anche per una foto calcistica: una partita giocata da bambino a San Siro. ”Pura gioia -dice- perchè, per un interista come me, il terreno di San Siro è terra santa”. Avrebbe potuto continuare seguire la passione calcistica se non avesse accettato la corte di Berkeley. Invece, è arrivata l’univesità dei figli dei fiori e, soprattutto, la possibilità di cimentarsi con il football. Infatti durante l’estate, prima di scegliere il corso universitario fu ‘costretto’ a mettere in mostra le sue doti di calciatore, che aveva imparato in Italia. Ma stavolta doveva centrare i pali, ma sopra la traversa. Gli scoutmen rimase rimpressionati dalla sua precisione tanto che la settimana dopo arrivò la conferma di ver ottenuto la borsa di studio in economia politica, fino alla laurea. Il resto, è storia. O meglio, si spera che sia storia ma Giorgio Tavecchio non si spaventa per così poco. Non lo ha fatto mai…