Omeopatia, lei ci crede? La fiducia negli omeopatici viene puntualmente messa in discussione. Intere generazioni di farmacisti hanno tramandato questa disciplina, basata sui principi formulati dal tedesco Samuel Hahnemann nella prima metà del XIX secolo, disciplina che incontra oggi crescenti diffidenze nel contesto della moderna farmacologia.

C’è da chiedersi: che spazio potranno avere in un prossimo futuro gli omeopatici, nel campo dei medicamenti? Come arginare d’altra parte la spinta verso una medicina senza anima, che lascia tanti bisogni insoddisfatti?

Interrogativi che tornano di attualità ora che in Francia e in Spagna, come già nel mondo anglosassone, le autorità sanitarie tendono a smettere di rimborsare le terapie integrative non suffragate da studi clinici controllati, prodotti dalla casa farmaceutica.

QN Salute, e il mensile Salus in collaborazione con Speed, affrontano questo dilemma facendo parlare gli esperti. Sui quotidiani oggi in edicola due pagine di interviste anticipano una prospettiva inedita: forse si può trovare in Italia un compromesso, una strada per conciliare posizioni distanti, tra chi nega all’omeopatia persino il diritto di esistere, e chi la vorrebbe spingere fuori dal seminato. Uno spiraglio è stato aperto grazie a studi retrospettivi eseguiti a Parma in ambito universitario. “La recente revisione sistematica sull’omeopatia, di Antonelli e Donelli, ha mostrato che oltre l’effetto placebo ci sono alcuni risultati clinici interessanti da approfondire”, ha dichiarato ai nostri microfoni Fabio Firenzuoli, responsabile del centro di ricerca e innovazione in fitoterapia e medicina integrata a Careggi, policlinico universitario di Firenze.

Le cure omeopatiche finite nell’occhio del ciclone sono quelle impiegate nella configurazione stand alone, senza altri farmaci abbinati, che hanno fatto cilecca nel campo delle malattie infettive più impegnative. “Ci sono stati decessi per setticemia, otiti curate con acqua fresca quando era indispensabile ricorrere agli antibiotici”, ha rimarcato Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, nell’intervista concessa al Quotidiano Nazionale.

“L’omeopatia è una scelta consapevole per 9 milioni di italiani – ha scritto da parte sua Giovanni Gorga, presidente Omeoimprese – e la medicina integrata è uno strumento di cura, un’opportunità, utilizzata con professionalità e coscienza da decine di migliaia di medici all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Non è una questione puramente ideologica per il settore, che contribuisce al bilancio dello Stato Italiano, vorrei ricordare. La detraibilità fiscale è concessa a tutti i farmaci, tutti, quindi anche gli omeopatici che sono farmaci. Inoltre lo Stato annualmente incassa dal comparto , tra oneri fiscali e tariffe di vario genere, oltre 60 milioni di euro, importo di molto superiore alla cifra della detraibilità”.

Come si vede, la cronaca si intreccia con le notizie scientifiche. Nella pubblica opinione si è insinuato il dubbio che anche il variegato mondo degli integratori alimentari e della nutrizione tout court, stia diventando una giungla, dove si fatica a distinguere i prodotti naturali utili per prevenire malattie. Mentre prende piede la nutraceutica, quella branca della medicina che misura l’efficacia degli integratori titolati, confezioni che contengono sostanze in concentrazioni certificate, sottoposte a prove incrociate, dopo verifiche cliniche controllate. Quindi non si può fare di tutta l’erba un fascio, occorre smascherare le fake news valorizzando, nella medicina integrata come nella grande distribuzione, le energie positive, le ricerche serie e scrupolose.  (Alessandro Malpelo)

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