I bambini che nascono con il virus Hiv trasmesso dalla madre, contagiati nonostante le precauzioni, sono costretti a sottostare a terapie antiretrovirali come gli adulti. La speranza dei ricercatori di evitare loro questo passaggio si è fatta più concreta alla luce della vicenda a lieto fine di una bambina sudafricana che otto anni fa, grazie alle cure tempestive eseguite subito dopo la nascita, ha perso ogni traccia del virus, al punto che non si è più ripresentato. Il caso clinico è stato descritto alla conferenza della International Aids Society a Parigi. Altri due episodi simili, riferiti in passato, avevano riguardato una bambina francese, trattata fino all’età di 6 anni, e che fino ai 20 non mostrò mai segni di ritorno alla sieropositività, e un neonato americano del Mississippi in cui però il virus Hiv si è ripresentato due anni dopo aver sospeso le terapie.

Il virus Hiv riesce a nascondersi nelle cellule umane, si eclissa per diversi anni ed è capace di riemergere alla fine del trattamento. Gli antiretrovireali non riescono a spazzare via il virus, come avviene con i farmaci innovativi anti epatite C, e le persone infette sono costrette a prendere farmaci ogni giorno per tutta la vita, con effetti collaterali di vario tipo. Un piccolo gruppo di persone che hanno contratto il virus dell’Aids, meno dell’1 per cento, sono capaci autonomamente di fermare la replicazione, ma non è noto quale sia il meccanismo che li distingue. Sono comunque segnali di speranza che autorizzano a proseguire nelle ricerche per debellare la piaga una volta per tutte in un prossimo futuro.