Nessuna ironia, nessun sarcasmo. La tragedia avvenuta in Argentina durante le riprese del reality show francese ‘Dropped’, costata la vita a dieci persone (tra cui tre star dello sport transalpino), è un argomento serio. Anzi serissimo. Ma proprio in quanto tale dovrebbe suggerire alcune riflessioni sull’attuale modo di fare televisione e sul perché – sembra – ci sia la necessità di spingere il limite sempre un po’ più in là. Non si tratta di fare processi ad autori e produzioni, ma di considerare se davvero abbiamo bisogno di vedere una persona (che sia un vip o uno sconosciuto poco importa) che si lancia in mare da un elicottero o un cinquantenne che rischia la schiena per una coreografia di pattinaggio sul ghiaccio. O ancora, se ascoltare litigate e sbirciare tra le lenzuola di ragazze e ragazzi chiusi dentro una casa alla ricerca del partner perfetto (‘Are you the one?’, ndr) sia il massimo che possiamo aspettarci da un network (giovane) in chiaro.

Personalmente approvo la televisione di intrattenimento, così come sono convinta che un incidente possa capitare in qualsiasi momento. Tuttavia comincio a nutrire perplessità su alcune scelte della tv generalista e non mi stupisco che intere fasce di pubblico se ne stiano allontanando. Certo non esistono ricette magiche, ma forse un po’ di buon senso e buon gusto potrebbero aiutare.