Ho letto con orrore la notizia che la ‘Divina Commedia’ andrebbe epurata per poter essere un libro di studio nelle nostre scuole. Secondo l’associazione Gherush 92, consulente delle Nazioni Unite, infatti è “razzista, islamofobica, antisemita e offende i gay”. Una bocciatura pesante che non lascia spazio ad alcun giudizio d’appello per quello che viene comunemente considerato un caposaldo della lingua italiana, soprattutto per quanto riguarda il suo affermarsi come idioma autonomo capace di soppiantare il latino. Dichiarazioni che, però, fanno sorridere chi ha studiato e letto l’opera, perché Dante Alighieri, per i suoi tempi, era invece politically correct.

Certo, ai nostri occhi, non può che apparire sbagliata la scelta di condannare alla tribolazione eterna un eroe dal “multiforme ingegno” (cit. Omero) come Ulisse, solo perché furbescamente ideò il Cavallo di Troia, tese un inganno ad Achille per farlo partire per la guerra in cui poi trovò la morte, o mise in atto il furto del Palladio. E tutto solo per garantire la vittoria ai greci! Probabilmente, se fosse vissuto nel XX secolo in Italia, il signore di Itaca ricoprirebbe incarichi istituzionali o manageriali prestigiosi, sarebbe stimato, magari timidamente criticato per la sua mancanza di scrupoli, ma sono sicura che nessuno si sognerebbe di condannarlo… Soprattutto all’Inferno come ha fatto Dante.

La Divina Commedia trabocca di riferimenti storici che per noi non hanno più alcun senso (vedi la lotta tra guelfi e ghibellini), di gossip di personaggi vissuti tra la fine del 1200 e il 1321 a noi completamente sconosciuti (si consideri solo a cosa penserà un uomo del 2200 leggendo una qualsiasi rivista rosa pubblicata tra il 1990 e il 2012), di insegnamenti morali basati sulla dottrina della Chiesa del Medioevo (anche lei si è evoluta per certi versi), dunque perché ci si meraviglia che per la nostra epoca appaia anacronistica e non politically correct? Il libro va inserito nel contesto sociale e culturale in cui è nato, non avulso da esso. Altrimenti dovremmo mettere al bando tante altre opere d’arte come (solo per citarne una palesemente ‘antisemita’) ‘Il mercante di Venezia’ di Shakespeare o di doverne riscrivere buona parte come facevano in ‘1984’ di George Orwell.

 

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