C’è chi è finito in prigione per guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, chi ha rubato collane preziose, chi ha spaccato tutto in hotel, chi ha picchiato mogli e fidanzate, chi ha compiuto atti osceni in luoghi pubblici e addirittura chi ha sequestrato amanti restii a cedere alle avance. Agli arresti delle star siamo abituati da tempo, ma certo non avremmo mai pensato che anche quel ‘bravo ragazzo’ di George Clooney potesse finire dentro, soprattutto non per un motivo così serio come la tragica situazione in cui versa il Sudan.

La manette sono scattate mentre l’attore-regista partecipava a una manifestazione davanti all’ambasciata del Paese africano a Washington. Insieme al padre 78enne e altre decine di persone protestava contro il presidente Omar al Bashir, accusato di aver provocato una crisi umanitaria portando avanti una ”campagna di morte” con i continui bombardamenti sul confine sud.

Un arresto annunciato e preparato come fosse il copione di un film, perché i contestatori hanno occupato simbolicamente il suolo di proprietà dell’ambasciata sudanese e hanno volutamente ignorato la polizia che intimava loro di allontanarsi. Qualcuno ha ironizzato sulla spettacolarizzazione di un arresto durato solo poche ore, ma forse serviva proprio questo per accendere i riflettori su quanto sta avvenendo in un Paese martoriato e dimenticato da tutti. ”L’importante è che la notizia delle condizioni di quel Paese si diffonda – ha detto il premio Oscar ai giornalisti, una volta uscito dalla cella -. Tutti devono sapere”.

L’azione dimostrativa, in effetti, è solo l’ultimo dei tanti tentativi di Clooney di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni su ciò che sta avvenendo nel cuore dell’Africa. Basti pensare che solo pochi giorni fa c’era stata la sua audizione alla Commissione Esteri del Senato statunitense: qui la star aveva raccontato di quanto fosse stato pericoloso il suo ultimo viaggio al confine fra Sudan e Sud Sudan, dei villaggi bruciati, della gente in fuga, dell’impossibilità di far arrivare cibo e medicinali. Poi aveva incontrato Barack Obama, riuscendo a strappare la promessa che gli Usa faranno pressioni sul presidente cinese Hu Jintao (Pechino è il principale partner commerciale del Sudan, ndr) perché i diritti umanitari possano essere ripristinati.

Ecco, forse, sarebbe opportuno ricordare tutto questo impegno e tutte queste azioni più serie prima di criticare Clooney e, magari, sorridere dell’arresto più fotogenico della storia.

 

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