C’ERA da aspettarselo, certo. Ma la polizia catalana, i Mossos d’Esquadra (letteralmente: «I ragazzi della squadra»), non potevano manganellare i loro cittadini. Loro, che pure erano stati al centro di polemiche per un uso alle volte un po’ disinvolto della forza, non potevano massacrare la gente, la propria gente. Quando, alle 8.22 di ieri mattina, le pattuglie non chiudevano i seggi e non sequestravano le urne, ne abbiamo avuto certezza. Se violenza e repressione contro gli ‘indipendentisti’ doveva esserci, mai i Mossos avrebbero messo la loro firma. Violenza dura è stata. Ma gli 800 e passa feriti (o forse più: il conteggio è giocoforza sommario e sottostimato) portano i segni della Guardia Civil e della Polizia Nacional. Sì, quella mandata da Madrid. Di più: molti testimoni lo confermano. I Mossos hanno cercato, con sole armi leggere in dotazione, di fermare la Guardia che, addirittura, ha bastonato i pompieri schieratisi a difesa dei seggi.

SÌ, UNA COSÌ grave frattura non era difficile da prevedere. Agosto e settembre erano stati profetici. Dopo i massacri fondamentalisti di metà agosto, era sembrata tornare un po’ di serenità. Un’illusione. Amara. Nella capitale spagnola aveva prevalso la linea centralista dura e pura: coordinamento tra polizia nazionale e catalana affidato a un colonnello di Madrid. Inimmaginabile per i catalani. E da qui uno scambio di accuse feroci. Da una parte il governo di Barcellona che accusa Madrid di aver tagliato i fondi alla polizia catalana. Dall’altra il governo centrale che insinua un mancato coordinamento tra le forze di sicurezza per colpa dei Mossos.

E POI, come in tutte le vicende politiche, contano gli uomini. Uno su tutti: Josep Lluis Trapero, il Comandante dei «Ragazzi». Che è un tipino tosto e ha un caratteraccio: non obbedisce a Madrid. Amatissimo dai catalani. Esiste un profilo facebook dei suoi fans. Esistono magliette, cappellini e striscioni col suo volto. Lui, il ‘catalano purosangue’ che ebbe un litigio con un giornalista. Questi lo apostrofò: «Perché risponde alle domande in catalano?». E il Comandante, gelido: «Se la domanda mi viene fatta in catalano, rispondo in catalano, se in castigliano, rispondo in castigliano». Il giornalista abbandonò la sala. Trapero disse: «Beh, molto bene. Allora arrivederci (Bueno, pues molt bé, pues adiòs)». E poi quell’altro incidente, pochi giorni fa: riunione del coordinamento delle polizie. Trapero diserta. E manda il numero tre dei Mossos. Manco il vice, il trice.

I MOSSOS – considerati la più antica polizia del Vecchio Continente – vengono fondati nel 1721. Sostanzialmente si tratta di cittadini che controllano territorio, strade e commerci. Diventano una forza organizzata nel 1837. Poi, nella guerra civile spagnola, si schierano contro Francisco Franco, il protagonista del golpe contro la legittima repubblica spagnola eletta nel febbraio 1936. Il quale, per ricambiare l’antipatia, scioglie il corpo nel 1939. Nel 1994, il ricostituito corpo dei Mossos, di fatto, sostituisce la Guardia. La gente ha ancora fresco il ricordo del tragico agosto di quest’anno. Uno dei «Ragazzi» uccide, a Cambrils, quattro dei cinque maledetti terroristi islamici che pugnalavano i passanti sul lungomare. Addestrato alla perfezione, non è un fanatico. Tanto che, per lo choc di aver ucciso quattro persone, è ancora in cura da uno psicologo.
E ora? Quali scenari per i Mossos? Difficile prevederlo. I sindacati di polizia vogliono denunciare Trapero. E sei tribunali catalani hanno avviato indagini sui Mossos. Mentre la Procura generale potrebbe aprire un’inchiesta: i Ragazzi si sarebbero comportati da polizia politica.