Lo ammettiamo: non abbiamo la sfera di cristallo e non sappiamo se alla fine la Fortitudo UnipolSai Bologna vincerà lo scudetto nel campionato di baseball. Però, senza bisogno di previsioni o di bacchette magiche, una certezza già ce l’abbiamo: la Fortitudo ha storicamente qualcosa di speciale. Certo, si potrà obiettare che l’anno scorso, in finale, si arrese quasi senza combattere (il 4-0 ancora brucia), ma le eccezioni ci sono. Lo spirito di questa Fortitudo Baseball è racchiuso, crediamo, nella prima sfida di semifinale con Nettuno. Vinta nettamente, al di là del risultato finale. Vinta in modo da fornire un segnale inequivocabile. Si dirà che la Fortitudo è ed era superiore a Nettuno – applausi per il club laziale che ha disputato una stagione straordinaria, sovvertendo quei pronostici che non la vedevano nei playoff -, ma c’è un aspetto sul quale, forse, vale la pena di riflettere.
Ricapitoliamo: la Fortitudo arriva alla finale forte del primo posto ottenuto in regular season. Ma a poche ore dalla partita che cosa succede? La schiena di Matt Zielinski scricchiola. Il miglior pitcher, imbattuto per di più, si chiama fuori. Al suo posto Raul Rivero, che è un signor lanciatore, ma nelle gerarchie Fortitudo è il secondo. Primo attacco, poi, prima valida di Ronny Cedeno e la caviglia che fa crac. Il risultato è che Cedeno abbandona subito il campo. Senza il miglior pitcher, senza la star del gruppo (nonché il miglior battitore): una squadra senza valori si sarebbe arresa, cedendo, forse, al fato. E invece senza Zielinski e con Cedeno ko, ecco la grinta e la voglia di capitan Liverziani, 41 anni, ma l’entusiasmo e la passione di un ragazzino. La grinta del capitano, lo spirito di sacrificio di Rivero: la Fortitudo c’è.
In gara-tre, poi, vinta dal Nettuno, prima sconfitta stagionale per Matt Zielinski, per di più incolpevole. Altro segnale negativo. La Fortitudo che fa? Incassa, magari si incaz (basta cambiare la doppia consonante), ma si rialza. Confeziona un uno-due, allo Steno Borghese, che la porta in finale. Adesso, appunto, l’ultimo atto della stagione. Che è poi il terzo atto consecutivo dal 2014 a oggi. Fortitudo contro Rimini, Aquila contro Pirati, un classico. Vincere è bello, ma confermarsi ad alto livello non è mai facile. La Fortitudo c’è, perché oltre a un organico di prim’ordine, ha giocatori che hanno qualcosa dentro. E non è solo talento.