«Le favole…
Ci credo, e l’ho vissuta!
Se scrivo queste parole è perché non giocherò più per la Fortitudo Bologna.
Sembrerà scontato dirvi che sono stato bene, ma non lo è e mai lo sarà “scontato”.
Vi assicuro che, approdare in una piazza così in un decennio praticamente da dominatrice in molte se non tutte le competizioni, potrebbe fare degli scherzi, invece…
Sono stati degli anni formidabili per tutti, i miei compagni gli allenatori i coach i fisio…voi il pubblico, la società…ed anche e soprattutto per me!
Volente o nolente è stata a parer mio la Juventus del baseball, per organizzazione e risultati, non diciamolo ad Allegri però, scherzi a parte, in una situazione dove molte squadre falliscono, non pagano, nella bolgia delle tutele per i giocatori c’è stata questa società che, avendo anche i suoi difetti come tutti noi, mi ha dato la possibilità di giocare con voi, amici…compagni di gioie e dolori, sacrifici fatti insieme e solo NOI sappiamo, del tempo tolto alle famiglie e delle estati passate ad abbronzarci alla “muratore”, delle incazzature, notti con l’ansia delle finali..si perché a Bologna ne abbiamo giocate tante!
Me ne vado con tante vittorie, dentro ma soprattutto fuori da quelle sue linee di foul!
Vi ringrazio perché mi sento un privilegiato, un privilegiato perché giocare con Liverziani non capita a tutti e tutti i giorni, Vaglio Sambucci e tutti i compagni di squadra..Cedeño…
TUTTI!
O perché diventi più che compagni di squadra.
O perché ci passi veramente più tempo che con la fidanzata famiglia e quelli che chiami amici.
Privilegiato perché mi sono sentito acclamato e coccolato da tutti voi prima ancora di dimostrarvi quel piccolo in questi anni, e ve ne sarò grato per sempre, lascio una parte di me in quel giardino che m’ha regalato dolori…ma quante gioie…”me ce so divertito”!
Finisco con il dirvi che mi mancherete e siete stati speciali, TUTTI!
Vi porto nel Cuore
Ambrosino Paolino Jr #51».
L’ho presa tutta, lo ammetto. E’ la lettera che Paolino Ambrosino ha pubblicato su facebook, per salutare Bologna e la Fortitudo, la società nella quale ha giocato per quattro stagioni, vincendo due scudetti e altrettante Coppe Italia. Giocando, ridendo, talvolta piangendo (si fece male alla caviglia nella prima finale tricolore nell’agosto del 2014). Forse, fa parte della vita e dei cicli, al Gianni Falchi arriverà un giocatore più forte. Qualcuno che magari batte di più e che in difesa non sbaglia un colpo. Paolino, però, per quattro anni, è stato (e lo sarà anche negli anni a venire) qualcosa di speciale. Perché Paolino è il baseball. E’ il bambino cresciuto con il mito del batti e corri. E’ il ragazzo e l’uomo ormai maturo e formato che riesce a trasmettere, a tutti quelli che lo avvicinano, l’entusiasmo, la passione (genuina) per il baseball. Ci fosse un Paolino in ogni città, il baseball, forse, non si interrogherebbe sul numero delle squadre che prenderanno parte alla prossima Ibl (conferma delle 8, il sogno a 12, il ridimensionamento a 6?), ma avrebbe un numero spropositato di tesserati. Impianti pieni e gente felice.
Ecco, forse alla Fortitudo arriverà un giocatore più forte, ma dal punto di vista umano (e anche tecnico, perché Paolino è un campione, si chiaro) Bologna perde tanto, tantissimo. Ne acquisterà Nettuno, che vuole tornare ai vertici. Ne acquisterà, speriamo, tutto il baseball italiano, perché la passione di Paolino è contagiosa.
La federazione, forse, oltre a interrogarsi giustamente sul futuro e a fissare delle regole, deve approfittare dei tesori che si trova tra le mani. Ambrosino è un gioiello, per chi fa sport, perché il testimonial per eccellenza. Abbiamo tanto bisogno di queste figure, da portare magari nelle scuole, dalle elementari alle superiori, con un guantone e una pallina. Perché al di là del guantone e della pallina, quelli come Paolino – che hanno il baseball nel sangue – possono “contagiare“ altri giovani. A questo proposito, rimanendo nella piccola-grande realtà di Bologna, si è ritirata, da poco, Sabrina Del Mastio. Più di mille gare, un’edizione dei Giochi Olimpici, scudetti e Coppe dei Campioni. “Sabro“, come la chiamano gli amici, è il softball: basterebbe poco, crediamo, per coinvolgerla ancora. Per portarla nelle scuole insieme con il suo carico di entusiasmo e passione. Per convincere altri appassionati. Basta poco. Paolino e Sabrina, dentro, hanno il sacro fuoco: non valorizzare al massimo due talenti (di capacità tecnica ed entusiasmo genuino) così, sarebbe un delitto.