Costa poco, rende molto, dà prestigio planetario. Un sogno, per ora. Portare a Roma la Ryder Cup è un’ambizione da coltivare: la manifestazione mette a confronto i migliori giocatori di golf delle due sponde dell’Atlantico ed è uno degli avvenimenti sportivi più importanti in assoluto insieme a Olimpiadi e mondiali di calcio. Si gioca ogni due anni e la scommessa del presidente italiano della Federazione italiana del golf, Franco Chimenti, è quella di riuscire ad ospitare l’edizione del 2022 nello bel percorso Marco Simone, alle porte di Roma, battendo l’agguerrita concorrenza di tedeschi, austriaci e spagnoli.

La spesa è milionaria ma relativamente contenuta e abbordabile se paragonata a quelle di Olimpiadi e mondiali: non si devono costruire stadi imponenti o maxi-impianti che appesantiscono i conti pubblici, i seimila hotel della capitale sono del tutto adeguati ad accogliere atleti, appassionati e turisti al seguito della manifestazione. Certo, serviranno spazi consoni e strutture funzionali per gestire il flusso di migliaia di spettatori ma il ritorno è assicurato per l’intero paese, vista l’audience televisiva stimata in due miliardi di persone: oltretutto ormai da trent’anni le Ryder Cup chiudono in positivo i bilanci di ogni singola edizione. L’anno scorso, in Scozia, sono stati venduti 170 mila biglietti e i grandi sponsor (Rolex, Bmw, Johnnie Walker) hanno consentito incassi importanti. Il merchandise e la vendita di spazi commerciali hanno garantito utili superiori alle 200 mila sterline, la vendita dei diritti televisivi su scala mondiale ha rappresentato l’introito decisivo. L’ultima Ryder americana, a Chicago nel 2012, ha registrato un volume d’affari attorno ai 65 milioni di dollari.

Diventa dunque comprensibile la battaglia in atto tra i paesi europei (la manifestazione si alterna con cadenza biennale da una parte all’altra dell’Atlantico) per conquistare l’opportunità dell’organizzazione: la concorrenza di Berlino e Madrid è del tutto determinata ed entro novembre il board della Ryder Cup europea dovrà scegliere la scelta del percorso nel vecchio continente, dopo l’indicazione di Parigi come sede nel 2018. I tedeschi confidano nella capacità di attrazione della loro potenza economica, gli spagnoli vantano un blasone golfistico ben superiore a quello italiano ma Roma può mettere sul tavolo una tradizione storica e culturale senza eguali, di straordinaria suggestione turistica: lo stesso Marco Simone golf & country club della famiglia Biagiotti offre all’intero del percorso un castello che risale all’anno mille, scorci su una villa romana del terzo secolo e la veduta della basilica di San Pietro. La città eterna è a pochi chilometri. L’opportunità va perseguita per amore e per interesse: l’indotto ipotizzato è di 500 milioni di euro. Secondo le stime Kpmg, un Network globale di società di servizi professionali attivo in 155 paesi, sono in ballo per la capitale 300 mila spettatori provenienti da 96 nazioni, quasi 200 Paesi e 500 milioni di case (collegati da 53 televisioni) dove promuovere, oltre al grande sport, il fascino del made in Italy.