Se il buon giorno si vede dal mattino, tra poche ore i mercati finanziari italiani inizieranno a mostrare le loro suggestioni: resterà attuale la vecchia tiritera “sell in May and go away”, cioè vendi in maggio e resta fuori dalle Borse, oppure è frutto di vera gloria e offrirà ulteriori risultati quel sentiment che ha spinto gli indici italiani a performare, per una volta, meglio dei concorrenti europei nei primi quattro mesi del 2015?

Finora il listino tricolore delle quaranta società a maggiore capitalizzazione è cresciuto da Capodanno del 21 per cento, meglio del Dax di Francoforte e del Cac40 di Parigi (+17% circa), addirittura il doppio dell’Ibex di Madrid. È vero che i tedeschi volano ai massimi storici, mentre l’indice italiano a 23.045 punti ha superato di poco la metà del valore toccato nell’ormai lontano maggio del 2007. Ma insomma, la cavalcata da inizio anno lascia ben sperare gli ottimisti che ora puntano sulla ripresa degli energetici, penalizzati dai prezzi del petrolio, e degli assicurativi in ombra nel 2015 per loro deludente: guardando nello specchietto retrovisore degli ultimi mesi spicca la corsa di Bpm, benedetta da un incremento del 70% grazie alla controversa riforma delle banche popolari voluta dal governo Renzi. La cura Moretti sembra convincere il mercato che ha premiato Finmeccanica con l’aumento del 47% delle quotazioni, accelera il lusso con Yoox (+57%) e Moncler (+46%), il risparmio gestito sembra godere di ottima salute in Azimut (+46%) e Mediolanum (44%). E poi Fiat Cherysler e Pirelli, storie d’eccellenza e di matrimoni internazionali d’interesse.

È dunque tempo di puntare sull’azionario made in Italy? Gli analisti finanziari e le grandi case d’affari sono guardinghi e divisi: da una parte lasciano ben sperare gli input internazionali favorevoli (petrolio a basso prezzo, euro debole che favorisce l’export, liquidità straordinaria della Banca centrale europea), sommati ai sogni di grandezza dell’Expo e alle riforme pretese dalla Ue e perseguite dal premier Renzi. Dall’altra, la ripresa continua a rimanere fragile e la circolazione del denaro resta asfittica, in uno Stato che continua a far più debiti di quanti riesca a ripagare senza riuscire a limitare i privilegi e a contenere le disuguaglianze tra i suoi cittadini. I sacri testi della finanza raccontano che la Borsa anticipa il ciclo dell’economia reale: nei prossimi giorni forse scopriremo se possiamo finalmente sperare nel riscatto dell’Italia e degli italiani, pronti alla vita come vuole il testo riscritto di Mameli per l’esposizione universale.