C’è qualcosa di tenerissimo, in Gianni Morandi che passa qualche ora a rispondere, uno a uno, a tutti i fans che su Facebook lo hanno insultato per il suo post sugli immigrati. E che si stupisce per tanta cattiveria, perché scopre che il suo pubblico è egoista.
C’è il sapore del rapporto diretto, uno a uno, e non ‘io divo – voi massa’ che è il rapporto unilaterale di tantissimi vip coi fans su Facebook, Twitter, Instagram, ecc.
Soprattutto, c’è il tentativo umano, troppo umano, di spiegare attraverso il dialogo la propria posizione. Non dico di ‘educare’, ma semplicemente di far capire una diversità di idee.

Troppo umano, perché siamo nell’epoca in cui urlare – e insultare – più forte degli altri è quello che conta (vedi il caso del giorno: l’aspirante sindaco leghista di Canossa che insulta Selvaggia Lucarelli).
E per favore, non dite che è colpa del web: decenni di “tv deficiente”, di risse politiche, artistiche, amorose sul piccolo schermo, ci hanno ampiamente ‘formato’ all’urlo sguaiato e senza confini.
Basta ricordare che ‘verba volant, scripta manent’, anche su Facebook. E che degli insulti su Facebook, ogni tanto se ne occupa un giudice in carne e ossa.