Ancora brutte notizie per la Francia. Tre soldati francesi sono morti in Libia. Il loro elicottero è stato colpito domenica da un missile spalleggiabile SA7 “Grail” lanciato da una milizia di Bengasi, ed è precipitato. I tre sottufficiali facevano parte del Centre national d’entraînement des forces de gendarmerie de Saint-Astier (Dordogne). Morti anche un goirdano e un libico, piloti dell’apparecchio. I francesi operano come consiglieri militari a fianco delle truppe del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte e comandante dell’esercito del governo di Tobruk. Un portavoce delle forze di Tobruk ha confermato l’incidente, sostenendo che “probabilmente stati presi di mira da gruppi islamisti nella zona Magroun, circa 65 chilometri a ovest di Bengasi”. Secondo fonti francesi l’attacco all’elicottero _ un velivolo russo MI35 appartenente all’esercito di Haftar _ sarebbe stato condotta da uomini  della Ajdabiya operating room, gruppo affiliato allo Shura Council di Bengasi, che sta combattendo contro Haftar nella capitale della Cirenaica.

L’incidente conferma quanto scritto da mesi dalla stampa transalpina e internazionale: i francesi sono impegnati sul campo (secondo alcuni da fine 2011) e almeno da gennaio sono schireati attivamente a sostegno delle forze di Haftar. E questo anche dopo la nascita del governo di unità nazionale. Che la Francia formalmente appoggia senza smettere di aiutare milizie come quella di Haftar, che non si sottomettono alla sua giurisdizione. Un doppiopesismo che fa il paio con quello di americani e inglesi, anche essi schierati, stavolta con Misurata e le truppe del nuovo governo di unità nazionale. Evidentemente l’interesse nazionale e la voglia di “riequilibrare” il controllo del petrolio libico, oggi secondo francesi e inglesi “sbilanciato” a favore dell’Italia, cioè dell’Eni, prevale su tutto.