Le dichiarazioni dell’inviato delle Nazioni Unite per la Libia Martin Kobler al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ribadite in alcune interviste, tra le quali quella al nostro giornale (“La Libia e il suo popolo non possono rimanere ostaggi di alcune minoranze di Tobruk e di Tripoli, che stanno esercitando ogni forma di pressione per negare alla Libia e al popolo libico la speranza di una vita stabile e sicura raggiungibile solo attraverso il governo di unità nazionale. A cento membri della Camera dei rappresentanti che appoggiano questo governo nazionale, e che hanno sottoscritto un documento comune al riguardo, è stato impedito di votare. I politici devono assumersi il peso di queste loro responsabilità. Se la Camera dei Rappresentanti non deciderà sull’endorsement al governo, i libici hanno il dovere di andare avanti”), sono la dimostrazione il processo poltico gestito dall’Onu si sta distaccando dalla realtà, è diventato autoreferenziale e sta imboccando un pericoloso vicolo cieco. Kobler ha intensione di riconvocare a Tunisi  i membri del Libyan Political Dialogue _ le delegazioni che hanno partecipato alla trattativa di pace di Shkirat _ e chiedere loro di approvare il governo Serraj. Al tempo stesso le Nazioni Unite deciderebber sanzioni contro i politici libici che remano contro l’accordo: una lista di una ventina di nomi è già pronta da tempo.

Il tentativo è grottesco e naive. In assenza di un via libera del parlamento di Tobruk e del Gnc di Tripoli Kobler userebbe una scorciatoia che non cambierebbe in nulla la situazione. Anzi, la aggraverebbe. Senza l’accordo di Tripoli e di Tobuk il governo Serraj  non potrebbe infatti mai insediarsi: come si è visto il 9 febbraio quando il premier incaricato ha effettuato a Zintan la sua unica visita nel paese: è stato preso a fucilate e ha dovuto fuggire di gran carriera. Il solo modo per creare un governo di unità nazonale è creare un governo di unità nazionale. Cioè che sia veramente votato dalle forze poltitiche libiche di Tobruk e Tripoli.

Tutto fa ritenere che questo, per quanto auspicabile e necessario, non sarà possibile perchè Tripoli non è affatto disponibile a rinunciare alla propria sovranità. La sola via praticable è forse ottenere un via libera del parlamento di Tobruk e poi imbarcare quanti più esponenti del Gnc di Tripoli e delle municipalità a sostegno del governo Serraj. In questo modo il nuovo esecutivo avrebbe almeno il sostegno di metà del paese, potrebbe insediarsi e avviare il proprio lavoro. Imporlo con una finta legittimazione da parte del Lybia political dialogue avrebbe invece come risultato che tutti gli sparerebbero _ letteralmente _ contro. Non solo Daesh ma anche l’esercito libico controllato da Haftar (uomo forte di Tobruk) e le milizie di Alba Libica (braccio armato del Gnc). Un vero disastro. Ovviamente in condizioni simili nessun capo di stato e di governo europeo sarebbe cosi pazzo da inviare un contingente militare. Si ritroverebbe in una vera guerra, per la quale non servirebbero 5 mila ma 100 mila uomini sul campo, e solo per cercare di controllare le città e a prezzo di perdite pesanti. In altre parole, una follia.

La verità è che  la Libia è un calderone ribollente e non ci sono scorciatoie. Se le Nazioni Unite non riescono a impore il dialogo con le buone possono provare a farlo con le cattive (sanzioni) ma autolegittimare il gabinetto Serraj è la ricetta migliore per seppellire tutte le chance del processo di pace di Shkirat. Un governo libico contro i volere dei libici è semplicemente una marionetta nelle mani delle potenze straniere e i libici lo rigetteranno. Quello che le Nazioni Unite _ e soprattutto Usa, Russia, Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e presidenza Ue _ dovrebbero fare è minacciare un embargo sul petrolio libico e premere in maniera pesante contro gli sponsor dei due governi: Egitto (Tobruk) Qatar e Turchia (Gnc di Tripoli). Sono loro, forse, ad avere la chiave per disinnescare i veti al nuovo governo di unità nazionale. Tutto il resto è avventurismo. E un favore a Daesh.