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Oggi, in Italia, ogni secondo consumiamo tra 6 e 7 metri quadri di suolo. L’ultimo Rapporto Ispra è illuminanteIl nostro territorio, già geologicamente fragile, è cementificato oltre la capacità di sopportazione ed è ora esposto alla pressione del cambiamento climatico che è gia presente e visibile, basti pensare all’aumento degli eventi meteo estremi che hanno flagellato il nostro paese negli ultimi anni, con puntuale aumento del dissesto idrogeologico. La pressione del cambiamento climatico aumenterà nei prossimi decenni, anche se riusciremo _ cosa tutta da vedere _ a trovare al vertice di Parigi un accordo per stabilizzare a medio termine le emissioni, in modo tale che l’aumento della temperatura non superi i due gradi dall’epoca preindustraiae. Questosignifica che oltre a mitigare (cioe’ fare un taglio delle emissioni) dovremo adattarci al cambiamento climatico.

Questo significa cambiare le nostre città, adeguare le tecniche agricole (e probabilmente  anche cambiare le specie coltivate). E interrompere il consumo di suolo, una scelta fondamentale per ridurre i dissesti idrogeologici. Di leggi per ridurre il consumo del suolo si parla da molto tempo, a livello nazionale il governo ha presentato un suo disegno di legge in discussone alla Camera dei deputati e questa non è certo uno sfizio da ecologisti radicali. Una scelta in questo senso è stata fatta anche dalla regione Veneto, con giunta di centrodestra guidata dal leghista Zaia, che entro l’estate approverà una legge per il “consumo zero del territorio” . Molte regioni hanno normative già in vigore , basti pensare alle leggi toscana, umbra e lombarda, ma quello che  serve è ora una legge nazionale. Che unisca coraggio e rigore.

Deve essere contentita l’edificazione solo in zone già urbanizzate, con forti incentivi alle delocalizzaioni dalle aree a rischio (ad esempio aree a rischio frana, o aree golenali). Chi vuole costruire nuovi edifici deve farlo solo in aree urbanizzate, anche e soprattutto acquistando edifici da demolire e ricostruire (con eventuali premi in termini di cubatura, come incentivo economico). Solo così si riqualificheranno le aree degradate delle città e soprattutto si metterà un freno a cemento selvaggio, con ovvia e conseguente riduzione dei dissesti idrogeologici. Non servono lacrime di coccodrillo dopo ogni alluvione, dopo ogni frana. Non servono lamentazioni. Servono scelte poltiche.