Trent’anni fa usciva uno dei film più belli dedicati al jazz, ‘Round midnight’, di Bernard Tavernier. In tv lo passano pochissimo e se accadrà, immagino, sarà a   a notte fonda, ed è un gran peccato. Chi ama il jazz, specie l’era be-bop dei favolosi anni Cinquanta, si ritroverà in quelle immagini che fecero epoca e cornice a una storia che era poi la sintesi di tutto il jazz di quel periodo: un musicista jazz di straordinario talento ma inseguito da problemi di droga e alcol.  Il film era ispirato alla figura di Bud Powell, un pianista pazzesco, e il sassofonista Lester Young, l’anima amica di Billie Holiday. Nella pellicola  il musicista tormentato era un sassofonista, interpretato da un vero jazzista, Dexter Gordon. E che jazzista, un gigante. Che era stato in galera per i suoi guai con l’eroina. E lì nella biblioteca del carcere era diventato appassionato di cinema. Così quando nel 1986 Tavernier gli chiese di recitare, accettò con entusiasmo, anche perché in realtà, doveva solo interpretare se stesso. Un sassofonista talentuoso ma devastato da problemi di alcol e droga che un giorno lascia l’America per l’Europa, per Parigi. Parigi era  una delle mete preferite dei jazzisti americani, oltre al Nord Europa: i suoi caffè fumosi, nei sotterranei, l’atmosfera impagabile, la bellezza di una città unica, l’incrocio di mille anime e culture diverse. E’ lì che Dexter Gordon torna  a suonare  in un club poco invitante incrociando, per caso, il destino di un giovanissimo Francois Cluzet. Il ragazzo è un suo ammiratore,  ma di quelli veri. Ha pochi soldi, lo si vede seduto su un marciapiede sotto la pioggia battente ascoltare il fraseggio del suo idolo origliando da una finestrella del Blue Note. Cluzet interpreta la figura di Francis Paudras, che nella vita fu amico di Bud Powell a Parigi: un grafico con pochi franchi in tasca, una bella e giovane moglie che se n’è andata lasciandogli in affido la figlioletta Berangere. Cluzet la lascia spesso a casa da sola e una volta, scena indimenticabile, quando rientra sente provenire dall’appartamento una musica a volume altissimo. Quando entra scopre che la figlia ha messo sul giradischi un album jazz del padre: Berangere teme che il padre la picchi, lui la abbraccia. Di lì a poco Cluzet diventerà amico e anche assistente di Gordon, fin quando questi non tornerà in America, per morire poco dopo. Gordon è straordinario: la pancia da bevitore di birra, occhiali da vista con lenti spesse, l’andatura dondolante e la parlata impastata di chi ha esagerato con tutto nella vita. Una grande interpretazione.

Non c’è solo jazz in questo film. Sensibilità e tenerezza regalano carezze di un’umanità indimenticabile. Gordon e Cluzet sono indimenticabili. E la colonna sonora è un capolavoro, con lo stesso Gordon, Cedar Walton, Tony Williams, Bobby McFerrin, Chet Baker, Wayne Shorter e Lonette McKee, tutti diretti da Herbie Hancock. Quest’ultimo vinse il premio Oscar per la colonna sonora (invece Dexter Gordon fu sconfitto nel ruolo di miglior attore da Paul Newman con ‘The verdict’), Hancock beffò Morricone che con ‘Mission’ sentiva odore di gloria. E ci fu polemica, perché la colonna sonora di ‘Round midnight’ non era totalmente originale, come gli Academy Awards richiedono. Ma la poesia di ‘Round midnight’ permette alla bellezza di quel film di volare più in alto di tutto.