Gent.mo signor DE CARLO dott. Cesare.

Nei giorni passati, ed ancora adesso con minor enfasi, i media hanno parlato in prevalenza di profughi con immagini e racconti struggenti, davanti ai quali una persona di normale sensibilità, si trovava a solidarizzare con quei diseredati senza alcuna possibilità di riflessione.

Le elezioni greche prima ed il viaggio del Papa a Cuba e Stati Uniti e le dietrologie sul Papa adesso, hanno attenuato di molto la tensione e quindi con mente più libera, faccio alcune considerazioni al riguardo che di seguito Le sottopongo:
Quando dei Paesi sono in guerra (civile o tra Stati), per una parte della cittadinanza sorge la necessità di evitare le zone di più alta intensità bellica, si ha quindi il fenomeno degli sfollati, che pur allontanandosi dalle zone di pericolo rimangono all’interno dello Stato, e dei profughi, che invece scelgono di oltrepassarne i confini.
Trascuro gli sfollati perché danno vita ad un movimento interno nel loro paese, per focalizzare il mio discorso sui i profughi perché vanno ad inserirsi in altre realtà statuali.

Il profugo, fugge dal suo paese a causa della guerra e/o da possibili persecuzioni di origine politica, orbene passati i confini nazionali ed entrati in un nuovo Stato, quei motivi decadono, non c’è pericolo di belligeranze e/o di persecuzioni di vario tipo; infatti i circa 70 milioni di profughi attualmente stimati dall’ONU, tranne minime frange, si sentono al sicuro nei Paesi confinanti con il proprio.
L’esodo a cui stiamo assistendo in questi giorni, è relativo ad una parte di quelle frange che prima citavo, le quali non fuggono più dalla guerra, perchè ne sono già distanti, ma vanno alla ricerca di un maggior benessere; come un qualsiasi migrante economico, e come tale, tralasciando i pietismi, devono essere considerati. A leggerla così sembra una provocazione, perché no anche un’eresia, però il 99% dei profughi nel mondo, attualmente, la pensano come me: Una volta usciti dal Paese, non corrono alcun pericolo ed aspettano vicino a casa il momento del ritorno, gli altri invece ….. .
Completo il pensiero: i siriani che entrano in Turchia, in Libano, in Iraq ed in Giordania, non hanno nulla da temere, come del resto in Grecia, Italia, Francia e qualsiasi altro paese europeo che attraversassero per raggiungere la Germania e gli altri paesi del Nord, che sono la loro meta preferenziale (il loro sogno) Perché allora non si fermano ed invece affrontano viaggio onerosissimi e pericolosi; noi conosciamo i costi in denaro ed in vite umane dei viaggi per via mare, ma ignoriamo del tutto costi e vite umane perse nei lunghi percorsi terrestri (che sono sicuramente altrettanto onerosi quando non di più), se non per la ricerca non di una migliore situazione economica, ma di quella (secondo il loro pensiero) migliore in assoluto. Tale ragionamento, ovviamente, vale per qualsiasi altra etnia.
Ricapitolo quindi, il profugo che prosegue il viaggio, non lo fa per scampare dalla guerra, che ha lasciato nel suo paese, ma per avere una migliore vita, se è così come del resto è evidente, non si capisce perché, essendo anche loro migranti economici, debbano avere un trattamento diverso o dei privilegi rispetto agli altri migranti.

Chiuso il discorso profughi, parlo di migranti più in generale: trattasi per la maggior parte, di giovani aventi nel loro paese (visto il costo dei viaggi) notevoli possibilità economiche, tanto che li definirei il ceto medio di quei paesi dai quali partono, ed in quanto ceto medio, anche di scolarità medio alta, questa constatazione, mi porta a definire gli stati (minuscolo volontario) che li ricevono perché bisognosi di forza lavoro (ancora meglio se a basso prezzo), come neocolonialisti, spiego il mio dire: Per avere manovalanza a basso prezzo, impoveriscono i Paesi di provenienza, della loro futura classe dirigente sia nell’area civile che in quella politica, in pratica negli anni a venire in quei paesi mancherà il ricambio, togliendo loro il futuro. Non ci può essere infatti progettualità economica, sociale e quindi progresso, senza la presenza di chi ha ricevuto le basi per programmarla, portala avanti e concretizzarla.
Tali Paesi invece di crescere ed avanzare, avranno una netta regressione in tutti i campi a causa della mancanza di risorse umane adeguate a tale ruolo (perché impiegate a fare manovalanza nei paesi occidentali), il capitale umano è un bene prezioso, negato a quei paesi per l’egoismo dei propri cittadini, e di chi li accoglie per sfruttarli.
Altro aspetto non da poco di questo neo colonialismo, è dato dal vanificarsi di una buona parte della spesa per l’istruzione sostenuta da quei paesi, infatti la scolarità data ai migrati, non darà i ritorni dovuti, anzi risulterà un esborso senza ritorno.

Avrei molte altre considerazioni al riguardo, ma ritengo sia più conveniente focalizzare l’argomento su due cose che ritengo molto importanti, quali:
La qualifica di profugo deve essere attribuita a chi soggiorna nei paesi confinanti agli Stati belligeranti e/o pericolosi per i propri cittadini. Come già detto chi si allontana volontariamente dal proprio paese, e non si ferma in un paese limitrofo, è un migrante economico.
Il secondo aspetto da considerare è quello relativo al fatto che chi migra, difficilmente è un poveraccio, come normalmente viene descritto, perché con quello che spende per il viaggio, potrebbe vivere a casa propria senza lavorare per qualche anno, i veri poveracci quelli che vivono con pochi dollari al giorno non si possono permettere di emigrare!

Sarebbe importante, quindi, che quando si parla di migranti, ci si renda conto che si parla di persone che al loro paese possono essere definite benestanti, che non fuggono dalla miseria e/o dalla guerra, ma che semplicemente vanno in cerca di migliorare le proprie condizioni.

Ringraziando per la cortese attenzione, distintamente saluto.
Romolo Rubini

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Concordo. E ho l’impressione che la riluttanza del buonismo, del boldrinismo, del politically correct della sinistra a riconoscere un minimo di buon senso a queste considerazioni sia la spia di un suicidio epocale. L’Europa si è arresa alle invasioni barbariche. Come già accadde all’impero romano.