Caro De Carlo,
lo so, lei non è un giornalista sportivo. E nemmeno io, pur essendo uno sportivo, sono un tifoso. Ma l’altra sera anche io, come tanti altri, ero davanti al televisore e ho visto la partia dell’Italia con il Costa Rica.
Ebbene sono rimasto mortificato. Ho visto una squadra italiana che aveva paura della sua ombra, lenta, passiva, senza idee.
Eppure il Costa Rica è una piccola nazione. Ha un numero di abitanti dieci volte inferiore a quello dell’Italia. I suoi giocatori sono quasi dei dilettanti. Non guadagnano le cifre di capogiro dei nostri. E ovviamente non si ritengono dei fenomeni.
Mi dica, ma come spiega il fallimento del calcio italiano?
Giorgio Amici

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Come lo spiego? Con la presunzione, l’illusione, l’incapacità a lottare.
La nazionale italiana mi è apparsa lo specchio del Paese che rappesenta. Un Paese stanco, sfiduciato, privo di energia, rassegnato.
Insomma non andiamo bene nemmeno nel calcio. Forse perderemo anche con l’Uruguay, a meno che gli italiani non si mettano a correre come gli altri.