Un gesto non proprio degno di Oxford: i calzoncini abbassati per mostrare il fondoschiena verso gli avversari, “in segno di sgradevole disprezzo”, come ha scritto il giudice sportivo Rinaldo Meles. E un altro, anzi due, da boxeur: un pugno a testa, per due componenti della panchina.

Pessimo show, all’insegna della violenza e dello scherno, quello messo in atto nell’ultima partita da un giocatore di una squadra del Milanese, in una sfida del campionato regionale Juniores (persa 1-0 in trasferta)

Il ragazzo, un difensore di 18 anni, ha perso la testa e si è guadagnato invece 3 mesi di squalifica: “Espulso per doppia ammonizione – ha scritto giovedì il giudice nel comunicato ufficiale – alla notifica del provvedimento, si dirigeva verso la panchina avversaria e colpiva con un pugno un calciatore quindi ne colpiva un altro con un pugno. Nel lasciare il terreno di gioco si calava i pantaloncini mostrando il sedere verso i presenti in segno di sgradevole disprezzo”.

Questa è solo una delle #calciofollìe a cui si assiste tutti i weekend nei campi dilettantistici e giovanili.
Tante, troppo, a volte davvero stupefacenti e indescrivibili.

In questi casi il “pugno duro” (metaforico) deve essere quello della giustizia sportiva.
E, forse, in questo caso, non è stata abbastanza netta: 3 mesi, per uno show di tale violenza e gravità, fanno davvero il solletico.
La speranza è che un lavoro “rieducativo” sul ragazzo venga fatto in primis dalla società, magari chiedendogli in questi 3 mesi di mettersi a disposizione per aiutare ad allenare i Pulcini della stessa società. Spiegando ai più piccoli che il calcio è un’altra cosa… è rispetto. Delle regole, degli avversari, dei compagni, del pubblico, di se stessi.