Horst e io

Nel giorno dei cuori in tumulto, quello di Horst Wein ha smesso di battere. Lasciando orfano il calcio. E tutti i bambini e ragazzi della Cantera del Barcellona, che ha plasmato con le sue idee geniali. Perchè lui, anziano professore tedesco cresciuto con l’hockey su prato, ormai da una vita era unanimemente riconosciuto il “guru” del calcio mondiale, per i settori giovanili. L’allenatore degli allenatori. Ne ha formati almeno 15mila, in ogni angolo del pianeta, anche il più sperduto. Partendo da un assunto, che non si stancava di ripetere: “Gli allenatori che vincono tutto con i giovani non hanno lavorato per il loro futuro, ma per il proprio”.

Il suo metodo (adottato ufficialmente dalla Federazione Spagnola, che ne ha fondato il suo dominio urbi et orbi) puntava sull’assecondare la natura dei bambini, senza nessuna forzatura, e lavorare sulla loro intelligenza calcistica. Per questo, aveva inventato il FUNino, un calcio 3 contro 3, a quattro porte, per stimolare il cervello dei piccolo giocatori. Da qui, la nascita del Tiki Taka e del mito di Messi, Iniesta and company.

Da qualche anno, l’Italia era la sua seconda casa: qui ha tenuto diversi corsi con centinaia di allenatori a bocca aperta, uno anche a San Siro.

Il primo lo ha tenuto a Desio, in casa Aurora Desio, dove lo ho portato personalmente. Davanti a un centinaio di allenatori. E’ stata una folgorazione. Uno choc. L’inizio della rivoluzione, per il calcio giovanile italiano. Perchè ci ha fatto capire quanto tutti, o quasi, stessero sbagliando: troppa attenzione al fisico, troppe riflessioni sulla tattica, troppi occhi puntati sul risultato. Metodi sbagliati, improvvisati. Mentre occorre allenare il cervello, che è il muscolo più importante di un calciatore. E riformare il sistema competitivo, che parte troppo presto, creando solo tensioni.

Come perdere questa straordinaria occasione di crescita sportiva, educativa e culturale? Horst non l’ho più mollato. Lui e il suo alter-ego Marcello Nardini, presidente della Horst Wein Association Italia, instancabile ricercatore e innovatore. Sempre a Desio, nel gennaio 2014, abbiamo organizzato il primo Festival nazionale di FUNino: uno spettacolo nuovo, unico. Diverso. A misura di bambino, tutto gioco e divertimento allo stato puro: quintessenza della gioia.

A settembre, con Brianzatornei, abbiamo fatto il bis, a Monza, con il primo Festival Internazionale, con 150 bambini provenienti da mezza Europa. Uno spettacolo di gol e sorrisi mai visto prima nel nostro Continente.

Horst l’ho incontrato in Brianza, a Milano, a Bergamo, quando veniva per plasmare con la sua metodologia il vivaio dell’Albinoleffe. In macchina, al ristorante, nella hall di un albergo, in campo, sapeva sempre regalarti una chicca, una pillola di saggezza e innovazione, una frustata, al modo “comune” di pensare e di agire, spesso sbagliato.

Aveva una cultura calcistica immensa e idee geniali, visionarie, che sapeva trasmettere con enorme passione. Alternando rimproveri a sorrisi. Aveva 75 anni e tanti progetti ancora in cantiere.

Alcuni suoi insegnamenti valevano dentro e fuori dal campo. “Un obiettivo primario nello sviluppo di un giovane calciatore è favorire sempre la creatività dei bambini – spiegava -. Tutti loro ne hanno, ma sia a scuola che a calcio viene castrata, perchè sono sempre sotto esame, sempre vincolati ai risultati: così prevale lo stress, che è nemico della creatività”.

E ancora, ripeteva: “Il calcio parte dalla testa, attraversa il cuore e termina nei piedi”. Il suo, di cuore, ha smesso di battere. Ma nella testa di chi lo ha conosciuto ha lasciato in eredità un patrimonio inestimabile.

Ciao, Horst, adesso vai e insegna ai piccoli Angeli a giocare a calcio, con quattro porticine tra le nuvole. Qua giù, te lo prometto, faremo una enorme festa di calcio a misura di bambini, in tua memoria.

Alcune delle sue perle.

Il gioco è il maestro e non l’allenatore: percepire prima, poi capire tutto ciò che si è visto, per prendere decisioni corrette e finalmente saper eseguire ciò che il cervello ha detto” (H.Wein).

“Se desideriamo vincere nel calcio, dobbiamo aprire nuovi orizzonti, invece di percorrere sempre la stessa strada piena di errori” (H.Wein).


“Bisogna adattare il gioco al bambino e non obbligare il giovane calciatore al gioco degli adulti” (H.Wein).


“In ogni essere umano esiste un bimbo che vuole giocare (F.Nietzsche)… e non vincere (H.Wein)”.


“Prima di mettersi in marcia, bisogna conoscere il tragitto” (H.Wein).


“Ama il pallone, consideralo il tuo migliore amico e trattalo con affetto e delicatezza” (H.Wein).


“L’esempio è il miglior insegnamento” (H.Wein).


“I buoni formatori sono quelli che non istruiscono, ma guidano i giocatori a scoprire e a pensare” (H.Wein).

Se fai sempre ciò che hai sempre fatto non arriverai più lontano di dove sei sempre arrivato” (H.Wein).