Alzi la mano chi ieri sera ha visto il festival di Sanremo tutto, ma proprio tutto, dall’inizio alla fine, e  gli è piaciuto. Lo hanno visto in tanti  di sicuro, se c’è stato uno share del 48.51 per cento,  più di 12 milioni di spettatori. Fra quelli, per un bel po’, ci sono stata anch’io. <Ecco un bel festival che fa largo ai giovani> ho pensato vedendo sul palco Gianni Morandi classe 1944, poi Adriano celentano nato nel 1938,  a seguire Pupo del 1955. Il ragazzo del gruppo era Rocco Papaleo  del 1958. Poi ho pensato <vabbè, ci sarà l’esperienza>. Volevo vedere i cantanti, sentire le le canzoni e ho resistito. Ho resistito allo show di Celentano (che mi piace il giusto come cantante e molto ma molto meno come predicatore), lungo eterno, oltre mezz’ora. Non mi è piaciuto non tanto per quello che ha detto ma perchè lo ha fatto in uno spazio pubblico, coi soldi di chi paga il canone Rai. Ha fatto un predicozzo  personale contro i giornali cattolici, i preti e così via, senza capo nè coda, seguendo un filo logico che forse chissà conosceva solo lui. Per non parlare  della comparsata del povero Pupo. E di uno spaesato Rocco Papaleo che sembrava fosse passato di lì per case e cercava di far ridere giocando sull’austerità (poveri comici orfani di Berlusconi, costretti a far ridere alle spalle di Monti che proprio non si presta come bersaglio). Ora è vero che Sanremo non è Sanremo senza un po’ di polemiche, ma non sarebbe meglio farle sulle canzoni? E se uno vuole fare un comizio fra il politico e il farneticante, proprio a un festival della canzone italiana lo deve fare? E a proposito, perchè invece di spendere  350mila euro a serata per Celentano non li hanno investiti su giovani cantanti e magari giovani comici? E’ vero che forse quei soldi rientrano con gli sponsor. Forse.  Ma ripeto che gli spettatori che pagano i canone hanno tutto il diritto di sentirsi sfruttati. Che poi Celentano quei soldi li dia in beneficenza, sono fatti suoi. Insomma come avete  ben capito è tutto l’impianto del festival che non mi è andato giù. Festival che è partito con il piede storto, con la valletta Mrazova <missing> e Belen e la Canalis ripescate, eppoi il blocco del sistema dei voti. Insomma volevo vedere le canzoni e ho visto ben poco. A casa mia i commensali si sfilavanouno a uno, chi a fare le parole crociate chi a sbadiglare a letto. Anche l’ultimo dei cani, il più insonne, si è infilato sotto le coperte. Io resistevo.  E ho visto i cantanti, almeno qualcuno, anche se morta di sonno e annoiata. Ho resistito  fino all’arrivo di Renato Zero. Poi mi sono accorta che era Loredana Bertè e sono andata a dormire.