Avete presente Justin Bieber? No? Se avete più di vent’anni o non avete una figlia adolescente non preoccupatevi, siete in buona compagnia.  Si  tratta del fenomeno musicale del momento, classe 1994, che sabato scorso ha tenuto un concerto a Casalecchio di Reno (Bo): pubblico di ragazzine under 15 in delirio, non poche accampate fuori già dal giorno prima, biglietti introvabili da mesi. Tra le presenti, una è stata scelta per andare sul palco, dove Justin le  ha dedicato un po’ di attenzione e qualche gesto tenero. Emozionatissima, e stupita per essere stata scelta, la 14enne di Pescara accompagnata dalla mamma. Direte: «Cosa c’è di strano?». Fino a qui niente. E’ che le  Beliebers (così si chiamano le fans di Bieber)  non le hanno perdonato di essere stata una  «Ollg» ovvero «One less lonely girl»,  nel loro gergo una privilegiata. E il giorno dopo via Facebook e Twitter le hanno vomitato addosso una sequela di insulti e minacce da fare impallidire chiunque. Disperata la ragazzina in lacrime che si toglie da Facebook, arrabbiata la madre intenzionata a sporgere denuncia alla polizia postale. E intanto ha tolto il telefonino alla figlia che è precipitata dalla gioia alla disperazione.
 Un po’ quello che è successo a Flora, 17 anni di Bologna, che aveva vinto a dicembre scorso un concorso con in palio un biglietto per incontrare gli One Direction a New York. Le fan del gruppo non glielo hanno perdonato e sempre tramite i social network le hanno inviato ogni possibile minaccia.
A queste ragazze vorrei dire che l’invidia è una brutta bestia, di fregarsene e pensare che tanto loro una soddisfazione l’hanno avuta e le invidiose no. Ma credo che sarebbe semplicistico. Quel che sconcerta noi adulti è la semplicità con la quale  un/una giovanissimo/a si può trincerare dietro un account per cercare di distruggere un coetaneo. Di cyberbullismo è morto il ragazzino romano di 15 anni, nel novembre del 2012: dileggiato sui tetwork e tacciato di esere gay, si è suicidato. La stessa cosa è successa a Carolina di Novara, 14 bellissimi anni e un volo dal balcone per una gogna mediatica i cui responsabili non verranno mai puniti. E se vengono individuati, hanno genitori che cascano dalle nuvole nello sbattere il muso contro i giochi crudeli del loro pargolo. Senza fare del moralismo, i vari Facebook e Twitter non sono colpevoli, ovviamente, ma solo casse di risonanza per una cattiveria che in tempi non mediatici avrebbe fatto molta più fatica a manifestarsi, se non altro perchè scrivere lettere anonime è un lavoraccio, poi bisogna comprare il francobollo e impostarle e insomma sono costi e fatica, vuoi mettere un tweet?
Secondo Save the Children okltre il 72% degli adolescenti teme il cyberbullismo. C’è in proposito una ricerca, che riporto in parte, da leggere su http://http://www.savethechildren.it.
 Secondo la ricerca “I ragazzi e il cyber bullismo” realizzata da Ipsos per Save the Children, i social network sono la modalità d’attacco preferita dal cyber bullo (61%), che di solito colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi “contro” (57%). Giovani sempre più connessi, sempre più prepotenti: 4 minori su 10 testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti “diversi” per aspetto fisico (67%) per orientamento sessuale (56%) o perché stranieri (43%). Madri “sentinelle digitali”: 46 su 100 conoscono la password del profilo del figlio, nota al 36% dei papà.
Neologismo che ha faticato poco ad entrare nel linguaggio quotidiano, il “cyber bullismo” è cresciuto nella fertilità di un non-luogo fuori dalla portata e dal controllo dei ragazzi. Azzerate le distanze grazie alla tecnologia, i 2/3 dei minori italiani riconoscono nel cyber bullismo la principale minaccia che aleggia sui banchi di scuola, nella propria cameretta, nel campo di calcio, di giorno come di notte. E percepiscono, soprattutto le ragazze, alcuni degli ultimi tragici fatti di cronaca molto (33%) o abbastanza (48%) connessi al fenomeno. Per tanti di loro, il cyber bullismo arriva a compromettere il rendimento scolastico (38%, che sale al 43% nel nord-ovest) erode la volontà di aggregazione della vittima (65%, con picchi del 70% nelle ragazzine tra i 12 e i 14 anni e al centro), e nei peggiori dei casi può comportare serie conseguenze psicologiche come la depressione (57%, percentuale che sale al 63% nelle ragazze tra i 15 e i 17 anni, mentre si abbassa al 51% nel nord-est). Più pericoloso tra le minacce tangibili della nostra era per il 72% dei ragazzi intervistati (percentuale che sale all’85% per i maschi tra i 12 e i 14 anni e al 77% nel sud e nelle isole, ), più della droga (55%), del pericolo di subire una molestia da un adulto (44%) o del rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile (24%).