La tragedia della Costa Concordia fra giornali, tv e internet, è diventata un evento mediatico con i contorni di una drammatica fiction: c’è il cattivo (il comandante Schettino che manda quasi a picco al nave poi cerca di squagliarsela) ), c’è il buono (Giampedroni l’ufficiale che ci ha quasi rimesso la pelle per aiutare i passeggeri), c’è il duro (De Falco il comandante della Capitanerie di porto di Livorno la cui telefonata con Schettino ha fatto il giro del mondo, ed è un must sul web). Eppoi ci sono le storie, ci sono i morti, c’è il timore di un danno ambientale. Insomma un bel drammone, peccato che sia vero. Adesso il cattivo è agli arresti domiciliari. E partiamo da lui, perchè c’è qualcosa che non mi quadra. Francesco Schettino, 52 anni, viene definito uan sorta di gigione più attento alle donne e alla cena che al comando della nave. Superficiale al punto che per fare l’ <inchino> si avvicina a 150 metri dalla costa ecentra in pieno uno scoglio. Ma lo scoglio, che di sicuro era lì da un pezzo, non era segnalato sulle carte nautiche  (questi scogli si chiamalo Le Scole e sono belli aguzzi)? Nessun strumento lo rilevava? Schettino era in Costa Crociere da dieci anni (prima era con la Tirrenia) : possibile che nella Compagnia nessuno si fosse accorto che era, dicamo così, poco affidabile? E poichè pare che l’ <inchino> fosse una prassi, perchè nessuno nella Compagnia lo ha stigmatizzato (anzi, sembrava una cosa carina molto gradita dal sindaco del Giglio)? E  veniamo al personale di bordo, definito da molti superstiti impeparato a gestire il dramma: poche indicazioni, frammentarie, confuse, al punto che un cuoco diventa eroe perchè lascia le pentole e prende il comando di una scialuppa di salvataggio portando al sicuro 15o persone.  Possibile che Costa Crociere abbia lasciato una nave del genere in mano a degli avventizi? Gli altri ufficiali dove erano? Nessuno di loro si è reso conto che il loro comandante dava un po’ i numeri ed aveva perso la testa al punto da negare con la Capitaneria di porto di essere in emergenza?  E veniamo alla nave, un gigante lungo 300 metri , alto 52, da 140mila tonnellate, con oltre 4mila persone a bordo. Certo una falla di 70 metri è un bel buco in pancia, ma la nave non era a compartimenti stagni? Eppoi c’è la questione del doppio scafo: se cede il primo c’è sempre il secondo e, a detta degli esperti, riduce notevolmente sia il rischio di affondare che di disperdere carburante . Ma ce l’hanno solo petroliere e navi cisterne, non quelle passeggeri perchè ridurrebbe lo spazio (e, penso, aumenterebbe i costi).  Eppoi, la stabilità. Secondo alcuni esperti, le navi da crociera più moderne hanno un raggio meta-centrico di un metro. Un decimo di una nave militare. E questo, sempre a detta degli esperti, ne pregiudica la stabilità al punto che un colosso con migliaia di passeggeri è meno stabile perfino dei transatlantici di mezzo secolo fa. Non solo: una nave alta è più esposta al vento (e  proprio la Costa Concordia durante una burrasca nel novembre 2008 urtò il molo del portodi Palermo squarciandosi la prua). Questo per dire insomma che alla base del disastro c’è stato un errore (chiamiamolo così)  umano fatto di suoperficialit, imperizia, negligenza, ma viene legittimo il dubbio che il colosso abbia avuto i piedi d’argilla. <Il caso della Costa Concordia richiama tutti al rispetto delle norme, delle regole di condotta e soprattutto quelle di prevenzione degli incidenti in tema di navigazione in mare. Il dispregio delle norme che escludono la rotta nelle aree marine protette rende ancora piu’ dolorosa una tragedia incredibile che rischia di trasformarsi in una ecatombe ecologica> ha dichiarato il Presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, Mario Valducci. <Non possiamo accettare la spettacolarizzazione di attività così delicate come la navigazione di navi da crociera. Bisogna inoltre vietare la navigazione di vere e proprie città galleggianti in zone turistiche come il Canal Grande di Venezia che mettono a rischio un patrimonio culturale e ambientale unico al mondo… L’adozione del doppio scafo prevista dalla normativa internazionale per il trasporto di sostanze pericolose potra’ infine dare risposte concrete per evitare fatti così gravi in futuro. L’industria cantieristica italiana ha soluzioni di eccellenza pronte per essere adottate> ha concluso. Belle parole, che fanno sperare bene per il futuro.  Intanto però i buoi sono scappati.