SI FERMA anche il calcio giovanile. Le Scuole calcio vanno in vacanza. Classifiche e bollettini si congelano fino a dopo Befana. Le convocazioni sono solo sotto l’Albero. Il presepe è l’attacco a tre punte da seguire.
Bene così. Una pausa nelle reti scosse dai genitori eccitati e urlanti contro l’arbitro, un po’ di silenzio sui campi. Senza offese tra i giocatori, piccoli e meno piccoli che siano. I dirigenti delle società hanno tempo per pensare. Non solo a come far quadrare il bilancio, ma anche a come stanno tirando su i ragazzi.
Tira una brutta aria sui campi di calcio: vince troppo spesso l’ignoranza di chi è intollerante, serpeggia il razzismo. Ragazzini che offendono i coetanei, li sbeffeggiano, li feriscono per il colore della pelle. Meglio perdere 10 a 0 che sentire quelle parole. Purtroppo non sono casi isolati. La prima volta episodi del genere si giustificano anche se con difficoltà, la seconda scatta l’allerta, la terza la soglia di allarme è già superata. E allora bisogna aprire bene gli occhi e sentire chiaramente. Girarsi dall’altra parte e far finta di niente, scusare ancora non serve a nessuno. La famiglia e la scuola in primo luogo, ma anche lo sport e le sue molteplici attività sono gli scenari che incidono nella crescita di un bambino. E allora dirigenti della Figc, vertici delle società sportive, genitori che seguono con passione i propri figli devono dare l’esempio e stroncare qualsiasi accenno di offese razziste. La Figc premi chi fa bene in questo campo e punisca chi invece se ne frega.
Segnalazioni di razzismo crescente ce ne sono nei campionati delle scuole calcio e nel settore giovanile. Non basta lanciare messaggi, bisogna metterli in pratica; non basta attaccare uno striscione all’ingresso del campo per dire che la lealtà sportiva è il miglior risultato se poi in campo non ci si adegua e non si tende la mano all’avversario. O si fa anche peggio offendendo. Il calcio nella sua grande bellezza è prima di tutto voglia di stare insieme, sfidarsi rispettandosi. Basta una palla per fare amicizia in una piazza di qualsiasi angolo del mondo. Della serie «Posso giocare anch’io?». E appunto, ricordiamoci che è divertimento. Per tutti. Le offese sono in fuorigioco. Non c’è bisogno di moviola.