UN PAESE in cui una terapia, Stamina, — oggetto di inchiesta giudiziaria e bocciata dal mondo scientifico — viene imposta, più volte, a suon di sentenze e sulla pelle di chi vive solo di speranza. C’è un Paese, ed è sempre lo stesso, in cui il governo viene smentito dalla Consulta: «La fecondazione eterologa? Si può fare. Vietarla è contro la Costituzione». Solo che poi se la metti in pratica per il governo sei fuorilegge. C’è un Paese, in cui a decidere che un bambino possa essere dato in adozione a una coppia omosessuale è un giudice. Il giudice del Tribunale dei minorenni di Roma. C’è un Paese, e si chiama Italia, in cui l’assurdo è l’ordinario. E l’assurdo non è che qualcuno decida, come ha fatto il giudice che si è espresso sull’adozione: alla fine, ha solo fatto il suo lavoro. L’assurdo è che qualcuno non decida. Che su tematiche delicate, che chiamano in causa l’etica e che impongono domande sulle quali menti e anime inevitabilmente si avvitano, ci sia un vuoto normativo, un buco nero dal quale nasce, fertilissima, la giungla del tutto e del contrario di tutto. E così l’Italia si muove, su temi delicati come questi che tirano in ballo la salute, l’infanzia, le nuove vite e i i diritti, come una nave impazzita. Governata da tutti e da nessuno. E ai poveri crocieristi, davanti al mare di paradossi e contraddizioni, non resta che il mal di mare.

EPPURE GOVERNARE è anche questo: dare una guida. Fissare norme. Decidere su temi che lambiscono la morale. Giusto e fondamentale cercare di riordinare i conti del Paese. Ma non basta avere la calcolatrice in mano. Ci sono spazi in cui due più due non fa sempre quattro, ma che necessitano di confini, di limiti, di leggi. In sostanza di un indirizzo. Altrimenti è l’anarchia. «Delle questioni etiche — aveva detto Renzi parlando dell’eterologa — si deve occupare il Parlamento». Giusto. L’importante è non rimandare più. Per i malati che si aggrappano a Stamina e che hanno il diritto di sapere se il giorno dopo potranno fare l’infusione o se invece quell’infusione è inutile. Per quell’uomo e quella donna che si affidano all’eterologa per avere un bambino: «Possiamo iniziare a sognare?». E anche per le coppie gay che ora stanno esultando. Ma domani chissà.

di Maristella Carbonin