Chissà, forse avrà l’aroma dell’ostinazione, un retrogusto di alloro, e profumo di giovinezza. E magari l’etichetta sarà: Speranza. Bottiglie d’annata 2013. L’annata della grande crisi. L’annata degli anti bamboccioni. Pronti anche a mettere in stand by il diploma o la corona d’alloro pur d’iniziare ad annaffiare l’orto del proprio futuro. La notizia arriva dal Bresciano,  dove c’è stato un boom di domande per lavorare nella vendemmia in Franciacorta, tra le viti arrampicate sulle colline che arrivano fino al lago d’Iseo. Quattrocento i posti disponibili, e in quindici giorni sono già 700 le richieste arrivate a Cisl e Coldiretti. L’80% delle domande è di italiani. Tutti lavoratori disoccupati: il 40 per cento viene dal mondo dell’edilizia. Il 30 per cento delle domande sono state inviate da giovani che hanno tra i 18 e i 30 anni. Senza un lavoro. Diversi sono laureati. Pronti a rimboccarsi le maniche, in senso letterale, e raccogliere grappoli d’uva. Con pazienza. Per uno stipendio medio che va dagli 800 ai 900 euro al mese. Un’esperienza antica che, se può essere una consolazione, almeno arricchirà il curriculum che conta di più: quello della vita. Perché lavorare in un ufficio che per soffitto ha il cielo significa anche ritrovare un tempo a cui non siamo più abituati. Forse la terra della speranza non è solo oltre frontiera. Forse profuma di mosto e ha radici antiche.