Firenze, 18 settembre 2013 – BIANCANEVE si è risvegliata. È un po’ ammaccata. Un po’ tanto. Dopo un sonno così lungo, le giunture scricchiolano. Inevitabile. I vestiti sono sdruciti. Ma quando il bacio di Gabrielli l’ha sfiorata e si è alzata in piedi, beh, è corso un brivido in tutto il mondo. Bella, imponente. Decaduta, imbronciata, con quel suo lato tutto arrugginito, sporco, corroso dal mare mentre l’altro se ne stava a pancia all’aria. Ma sempre nobile. Non sarà stata l’emozione del primo uomo sulla Luna, di quella notte passata alla tv con Tito Stagno, ma chi ha resistito fino all’alba di ieri e ha visto la Concordia tornare «in assetto di navigazione» non lo dimenticherà per molto tempo.

E lo «spettacolo» continua. Prima reclinata, ora ritta sul suo scafo e sui supporti che lo reggono. La principessa è lì, ferma e fiera, in attesa che si metta mano al primo soccorso, per poi ricoverarla in un reparto che possa offrire una cura definitiva ed efficace. Ma attorno a lei, oltre alla festa dello squadrone di tecnici che l’ha rimessa in piedi, oltre alla gioia degli isolani, i nani non brindano: anzi, litigano. Non sono sette, ma si fanno sentire. Perché la Concordia non è come «la bella che tutti vogliono e nessuno piglia». Questo enorme ammasso di lamiere e materiali vari; questo triste monumento alla nostra faciloneria, diventato l’emblema della nostra efficienza; questa bara che racchiude ancora due corpi o ciò che resta di loro. Tutto ciò ora è un grande affare.

Danaro, lavoro, prestigio. Miliardi. Beato chi lo piglia. I porti del Mediterraneo, come le sirene, fanno sentire la loro voce celestiale: venite da noi, vi serviremo a puntino. Alzano la mano Civitavecchia, Napoli, Palermo soprattutto. Piombino l’ha alzata per prima, sta lavorando per approntare un bacino capace di ospitare questo grattacielo del mare. A due passi, le acciaierie con i loro forni in odore di chiusura. Una filiera breve, come si dice. Smontata e fusa. Perfetto. Ogni anno in Europa si rottama un migliaio di scafi. Spesso portati in scali lontani dove la manodopera costa poco, e dove l’ambiente è tutelato pochissimo. Spesso finiscono alla deriva. Ora, la normativa è cambiata. Ci sono regole, occorre professionalità. E chi prende la Concordia pianta la bandiera sulla cima più alta. Apre una strada. Dal Giglio a Piombino è quella più corta. Logica. I nani vociano. Comprensibile. Ma per cortesia, un po’ di silenzio. La principessa s’è appena svegliata.