L’editoriale del direttore Gabriele Canè

Firenze, 28 luglio 2013 – COME ne dicono una giusta, gli saltano addosso. Come ne fanno una di buon senso, vengono messi in croce. Non è facile fare un nuovo Pd dentro questo Pd. Prendi il povero Fassina. Gli scappa una constatazione ovvia, il fatto che l’evasione fiscale diventa in qualche caso un modo per sopravvivere («pago l’iva o gli stipendi, denuncio tutto o faccio la spesa?») e il partito e la sinistra ribollono di sdegno. Quando Berlusconi disse qualcosa di simile, a ribollire fu tutto il Paese. Un moto di sdegno collettivo, unitario, a difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Ma si sa, il Cavaliere è un osservato speciale. Con Fassina, invece, se la sono presa solo i suoi. Guai a dire quello che tutti pensano e che purtroppo molti fanno. Che non significa ovviamente stare dalla parte degli evasori. Figuriamoci. Ma cercare di capire cosa c’è all’ origine di un fenomeno diffuso, tanto deleterio per il Paese, almeno quanto lo è un carico fiscale che sfiora complessivamente il 55 per cento. Capirlo e gestirlo, in quanto forza di governo. Che fare con questi evasori? Considerarli pericolosi criminali o studiare modi, meccanismi che possano conciliare la sopravvivenza di una famiglia o di una azienda con il rispetto della legge? E sulle tasse, che si fa? Che fa il Pd?

Vuole fare il Visco (Vincenzo) o dare un taglio al fisco? Queste sono le cose che contano, i temi da affrontare e possibilmente risolvere. Invece, fuori il manualetto del bravo, vecchio compagno, e dagli a Fassina. E dagli al sindaco pd di Forte dei Marmi, Umberto Buratti, reo di aver recintato con una rete metallica le fondamenta del Pontile, per evitare che diventasse una sorta di bivacco in uno dei salotti buoni (forse il più buono) del turismo balneare italiano. Una rete anti ambulanti e vu cumpra. Un’ombra negata alla povera gente, hanno tuonato i benpensanti del Pd, dando al loro sindaco di razzista e leghista. Spalle troppo larghe quelle di Buratti, per prendersela. «L’ombra? Ce n’è tanta in pineta». Giusto. Infatti non si sono mai visti degli ombrelloni piantati in Place de la Concorde, o a Piccadilly per ripararsi dal sole. Tutti fascisti e demagoghi come Buratti anche a Parigi e a Londra? Certo che no. Semplicemente ci sono dei posti in cui si possono fare certe cose, e altri no. In tutto il mondo civile e democratico. Allora, discutiamo di fatti concreti. Del decoro che fa parte del nostro vivere civile, e per il quale non devono esistere eccezioni. O no? Del commercio che rispetta regole e paga balzelli, a differenza di quello abusivo, che è appunto, un abuso. Che si fa? Tolleriamo? Ci piangiamo addosso, o diciamo che la legge è uguale per tutti? Invece, dagli a Buratti e alla sua rete come da perfetto libretto rosso del bravo uomo di sinistra. Roba vecchia, polverosa. Da mausoleo di Lenin. Con interprteti, però, ben vivi, in servizio permanente effettivo. Giovani e vecchi. Quelli per cui una costruzione è uno scempio urbanistico. Sempre. Un investimento una speculazione. Un aeroporto un attentato alla salute. Di queste cose vorremmo che discutesse il maggior partito italiano, il partito del premier, il partito che governa grandi regioni del Paese. A novembre ci sarà il congresso. Ottimo. Peccato che lo si affronti con il solito libretto rosso delle regole. Non per ammodernare, svecchiare, ma per fare in modo che vada avanti l’uno e perda l’altro. Che una corrente sia più forte dell’altra. Veti, incroci, inciuci. Poi si chiedono come mai non vincono, o quando vincono è come se avessero perso. E pensare, che sarebbe così semplice. Basterebbe dare una risposta, dire con chi stanno. Con la rete o con l’abusivo?