Firenze, 8 settembre 2013 – Il presidente Napolitano, inguaribile ottimista, pensa che la Ue «sia un modello di successo». Herman Van Rompuy, che della Ue è il premier, non ha dubbi: «L’Europa è la soluzione, non il problema». Quanto alla Bonino, fa egregiamente il suo mestiere di ministro degli Esteri e di radicale, ribadendo la centralità dell’Onu. E magari ci crede pure. Insomma, tutto come da manuale della diplomazia. Peccato che i venti di guerra sulla Siria siano la definitiva, assoluta conferma che il mondo ha (suo malgrado) uno sceriffo, e che gli organismi internazionali sono molto utili a mantenere migliaia di funzionari, ma perfettamente inutili per risolvere qualunque controversia politica.

Se poi sulla scena si agitano figuri come Assad (ma i suoi oppositori non sono da meno), o figure non da libri di storia come Obama o Hollande, beh, l’orizzonte si fa oscuro. Così, alla fine anche i laici più incalliti, dovranno piegarsi alla rassegnata analisi del laicissimo professor Cacciari: «Lo spirito santo esiste». Infatti, solo uno spirito superiore può aver fornito attraverso il voto di una pattuglia di ottuagenari, a questo pianeta zoppicante e crudele, a questi leader in cerca d’autore e di gloria, a queste bandiere sbiadite, un personaggio come Papa Francesco.

Che sul palcoscenico in cui si agitano i mediocri attori della vicenda siriana, appare ogni giorno di più come un assoluto mattatore. Più forte della rituale lettera di condanna della Ue, dell’attesa dell’Onu, dell’allarme sicurezza della Casa Bianca. Il che non significa che i signori della guerra si piegheranno al suo monito. Probabilmente no. Anche se i bollenti spiriti del presidente Usa sono raffreddati dal gelo del Congresso. Anche se al di là delle condanne formali al regime siriano, il Paese più schierato per l’intervento è quella grande potenza militare della Danimarca. Il che non significa che il suo digiuno, la sua invocazione, fermeranno i motori delle portaerei.

Ma la preghiera di ieri in Piazza San Pietro e in tutto il mondo, l’ostinazione con cui il successore di Benedetto pensa di fare il Papa, cioè di stare dalla parte della pace contro la guerra; il carisma di un uomo «venuto dall’altra parte del mondo», e la cui parola sta inaspettatamente e clamorosamente arrivando alle orecchie di tutti i popoli e di tutte le religioni del mondo; tutto ciò non sarà senza influenza nell’esito di questa vicenda.

Di un massacro che va avanti da mesi con migliaia di morti di entrambe le parti; che il mondo, però, pare aver scoperto solo con l’apparire sulla scena delle armi chimiche, che ha trovato la sua svolta belligerante, una volta finite le vacanze di Obama alle Hawaii. Peccato che sia sceso in campo contro la guerra santa questo soldato senza fucile, che telefona alle famiglie, che si fotografa con la gente come un attore di soap opera. Peccato che abbia detto «no» un uomo che di santità pare se ne intenda. E che speriamo vinca la sua «guerra».