Sta per arrivare l’estate e l’ondata di migranti verso l’Italia assumerà proporzioni difficilmente affrontabili. La rotta balcanica è chiusa, l’Austria controlla il Brennero (e respinge gli antagonisti italiani che fanno a provare caos), dalla Spagna storicamente non si passa, Lampedusa è già al collasso e non può farsi carico del peso già sopportato negli anni passati. Tutti parlano e discutono di accoglienza, compreso il Papa che compie il gesto scenografico di portare in Vaticano alcune famiglie di profughi da Lesbo ( e tutti gli altri?), ma se non si riesce a dissuadere la marea di disperati alla partenza e a rendere stabile la politica dei rimpatri sarà un disastro.
Nel caso della Grecia, l’aiuto dei mezzi Nato e la politica dei rimpatri fra Ankara e Atene hanno funzionato: tutti coloro che partivano incentivati da parenti e amici a seguirli nell’impresa ora vengono messi al corrente (purtroppo) di altri scenari. Chi prima riceveva foto e messaggi sulle nuove condizioni di vita ora ha altre prospettive e ciò funziona da deterrente. L’Europa è costretta a farlo perchè non regge più l’impatto se non a rischio di tensioni sociali di difficile gestione (Macedonia, Ungheria, Austria)
Ora chi si imbarca sa che rischia la morte e spende 5000 dollari per essere poi rimpatriato. Questa situazione ha rallentato decisamente il flusso. È un panorama triste, ma la reazione era indispensabile per non far esplodere l’Europa.
La politica deve  più che mai discutere, confrontarsi, mobilitarsi per moltiplicare gli sforzi al fine di eliminare le cause delle migrazioni. Bisogna mobilitare la Nato per aiutare l’Italia a intercettare le imbarcazioni usate per il traffico dei migranti, e creare punti di raccolta nei Paesi da cui provengono per rimpatriarli. Fino ad oggi la nostra Marina e la Guardia Costiera hanno salvato molte vite ma di fatto fanno da taxi ai mercanti di schiavi che, fra l’altro, mettono in mare imbarcazioni sempre più scarse e a rischio naufragio.
Gli elementi appena esposti sono punti centrali del piano a cui stanno lavorando gli Stati Uniti con gli alleati europei, in discussione lunedi 25 ad Hannover durante il vertice del «Quint», composto appunto da Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. Il limite per l’Italia è che che nel caso della Libia non esiste un governo funzionante come quello turco con cui lavorare, e non è possibile rimandare i rifugiati indietro nel punto in cui si sono sono imbarcati. Comunque la si veda con l’estate alle porte sarà emergenza nell’emergenza.