ADESSO abbiamo capito che dobbiamo andare a lezione di marketing dagli islamici. Gente che sa proporre nel modo giusto e con iniziative popolari
la propria identità culturale e la propria religione. Noi aboliamo il presepe a scuola o togliamo
il crocifisso da qualche cimitero per non urtare la suscettibilità altrui e loro invece organizzano e finanziano gite in moschea per i ragazzini italiani. Bene, allargare la conoscenza non è mai un limite. Anzi è un valore. Ce lo insegnano gli amici siriani (e non solo) di Molinella, gente integrata che vive e lavora dalle nostre parti ma altrettanto gelosa e decisa a difendere
le proprie radici cultural-religiose. E se possibile ad espanderle. Esattamente ciò che spesso non si fa in Italia.
A prescindere dal caso
in questione, con la copertura
di un malinteso senso dell’accoglienza infatti
in qualche scuola si preferisce evitare perfino la benedizione pasquale.

I MUSULMANI allargano il giro di orizzonte della propria cultura a colpi di spot e noi la nascondiamo, loro la difendono e noi alziamo quasi sempre bandiera bianca. In casa nostra. Dunque, nella stessa scuola dove si fanno i corsi di arabo (perchè poi non incentivare l’inglese o il francese) si fanno
le gite pagate dalla comunità islamica alla maxi moschea
di Ravenna, la città dove sono passati almeno una decina
di foreign fighters, i combattenti stranieri, diretti in Siria per entrare nelle file del Califfato. L’istituto dal canto proprio, va detto, ha organizzato anche «escursioni» in Vaticano e alla sinagoga. Ma al di là di ciò sarebbe una bella prova di equilibrio se ogni tanto si avesse notizia di finanziatori islamici per una gita di giovani connazionali in San Pietro
a Roma, in San Petronio
a Bologna o in qualche altro polo cattolico per capire meglio (senza pretese di conversioni)
il senso del cristianesimo.

INCISO finale. Chi professa l’Islam, fra l’altro, tende
a identificare le moschee come luoghi culturali. È vero sì e no. Le moschee sono centri di irradiazione della religione islamica dove a volte, come è accaduto, si muovono e predicano anche elementi dell’Islam radicale. Che con
le parole armano la mano
dei pazzi della guerra santa.

Beppe Boni