NELLA SCONFINATA e in parte misteriosa prateria del web si aprono le nuove vie della droga percorse da pionieri e neofiti dello sballo che acquistano senza mai vedere in volto il narcos della Rete. Un clic, una mail, un nome in codice. La roulette russa con la vita è sempre in funzione. C’è un nucleo di investigatori che non utilizza auto civetta, né moto da falchi della strada, ma affronta ogni giorno un nemico invisibile che si nasconde dietro migliaia di computer o smartphone con cui si acquista lo sballo. Il dottor Lorenzo Agostini, vice questore aggiunto della polizia, è il responsabile della Drug@ on line, la sezione della Direzione centrale servizi antidroga del Ministero dell’Interno che studia e svolge indagini nella prateria virtuale dove si compra e si vende di tutto, dalle sostanze pronte per il cocktail di turno, ai medicinali usati come stupefacenti, alle droghe classiche, agli anabolizzanti. In questa struttura interforze operano polizia, carabinieri e Finanza.
Quanto vale in termini economici questo mercato?
«È quasi impossibile fare una stima, ma il volume d’affari è di milioni di euro. Internet è un ambiente non certificato dove i riscontri non sempre sono possibili. E inoltre il commercio avviene attraverso il sistema dei bitcoin, la moneta virtuale, che di fatto è un algoritmo».
La sezione da quanto è attiva?
«Da tre anni, da quando cioè si è notato che il fenomeno subisce un aumento esponenziale. Monitoriamo questo ambiente per avere uno scenario sempre aggiornato e contemporaneamente svolgiano indagini sui singoli casi».
Come si accede al commercio on line fuorilegge?
«Ci sono tre livelli. L’Open web è aperto a tutti gli utenti. Basta digitare una parola su un motore di ricerca e già si possono fare acquisti illegali. Poi c’è il Deep web, un settore non indicizzato dai normali motori di ricerca. Per entrare serve la conoscenza di un indirizzo specifico. Infine il Dark web, il vero cuore di Internet. Questa area è molto protetta e per accedere bisogna utilizzare software particolari».
Dove sono i siti canaglia?
«Mai in Italia. I siti fanno riferimento a singole persone o società che sono quasi sempre collocati in India, Pakistan, Ucraina, Russia e sempre più spesso in Cina».
Come si fa a sapere cosa offre il supermarket?
«Gli utenti dialogano e chiedono. Ma molti siti che fanno commercio illegale consentono di pubblicizzare indifferentemente anabolizzanti, farmaci, sostanze stupefacenti e precursori».
Cosa sono i precursori?
«Con il termine ‘precursori di droghe’ si intendono alcune sostanze chimiche normalmente utilizzate in processi industriali e farmaceutici e commercializzate in modo lecito, ma che possono avere una funzione cruciale nella produzione di droghe d’abuso, sia di origine naturale che di sintesi o di semisintesi. Per esempio è molto diffusa la Gbl, normalmente utilizzata per la pulitura dei cerchioni delle automobili».
Le sostanze più richieste?
«Passa di tutto. Ma sono in aumento le droghe sintetiche, come Ecstasy, Mdma, Jwh, dietro alle quali ci sono laboratori di preparazione. La Cina è in prima linea».
Agisce la malavita organizzata?
«Difficile dirlo perché i siti sono all’estero. Risultano molti più singoli fra coloro che svolgono questa attività. Ma sono in campo anche realtà organizzate. Spesso si alleano fra di loro soggetti che operano da Paesi diversi sparsi per il mondo».
I professionisti del giro sono in contatto fra di loro?
«Utilizzano chat e forum coperti nei quali è difficile entrare e dove si scambiano le informazioni».
L’identikit degli acquirenti?
«Semplici consumatori. Ma anche spacciatori che fanno rifornimento a prezzi convenienti per poi rivendere sulla piazza».
I metodi per aggirare i controlli?
«Il mittente viene modificato spesso e ci sono pubblicità fasulle che parlano in codice. All’estero, inoltre è diffuso il Post box, uffici postali automatizzati dove si può spedire qualsiasi cosa nell’anonimato utilizzando una carta di credito».
Utilizzate agenti sotto copertura?
«Come in ogni attività investigativa».
Le indagini hanno portato a risultati all’estero?
«Difficile arrivare ai mittenti. Abbiamo ottenuto migliaia di sequestri all’arrivo in Italia, anche grazie alla collaborazione con le autorità doganali».

Beppe Boni