NELLA GALASSIA del Gran buonismo e dell’accoglienza a tutti i costi senza biglietto di ritorno per gli ospiti, l’equivoco è sempre dietro l’angolo. Sarà la diversa estrazione culturale, sarà la disperazione, ma c’è chi scambia una ex caserma per un resort, chi segnala un trattamento inferiore alle aspettative come capita in vacanza o chi protesta per la pasta scotta. Come a Reggio Emilia. E la proposta di prendere parte a piccoli lavori in cambio di ospitalità il più delle volte trova risposte tiepide. Tutti i migranti che arrivano scampati alla morte in mare sono cattivi? Tutti pronti a dire sempre no? Non è questo il punto. Mentre l’Europa si avvita in cerca di soluzioni strutturali che per ora non si vedono, il nodo italiano sta nell’aver messo in piedi un welfare che dà qualcosa in cambio di nulla. È un sistema che distribuisce protezione senza pretendere  un coefficiente di adattabilità necessario nell’emergenza. Così scattano qua e là reazioni di sindacalismo spontaneo: la pasta è scotta, troppo affollamento, non so lavorare, manca il wi-fi. A Vibo Valentia hanno tentato di organizzare corsi da elettricista, falegname, pizzaiolo per dare una prospettiva di futuro ai rifugiati. Non si è presentato nessuno. Ecco perchè quando Salvini grida «Vergogna» trova più consensi, anche silenziosi, che reazioni contrarie.
I DISPERATI sono disperati, certo, e nel passaggio dall’inferno al paradiso forse faticano a comprendere la politica e le ragioni di chi li accoglie. Quindi è chi gestisce l’assistenza che deve strutturare più severamente regole d’ingaggio e doveri per gli ospiti. E invece si moltiplicano le peggiori forme di assistenzialismo. Se si interviene quando scoppia il caso è già tardi. Prendiamo Bologna. Con la regia degli antagonisti è diventata la città delle occupazioni. Case, aziende vuote, edifici pubblici, alloggi popolari vengono «assaltati» a ripetizione. Il Comune tollera, chiude un occhio senza preoccuparsi per tempo e con strategia di creare situazioni cuscinetto. Ieri il gruppo che rappresentava almeno cinque nazionalità sotto la regia scellerata degli autonomi ha occupato anche una chiesa dopo lo sgombero di un edificio. Gli indignati senza casa e futuro si muovono guidati dalla rabbia. Ma se le forme assistenziali sono sbagliate il risultato disastroso è garantito.

Beppe Boni