Salvatore Girone

Salvatore Girone

IL PASSAGGIO più scabroso è alle spalle. L’Italia ha incassato quello che chiedeva, ossia il rilascio del marò Salvatore Girone dopo oltre quattro anni.

Quattro anni di attese inutili e di perizie che in un tribunale italiano non reggerebbero il contraddittorio neppure per pochi minuti. Così ha voluto l’India, il Paese che nell’immediatezza dei fatti non ha saputo resistere al riflesso condizionato del suo antico ruolo di leader nello schieramento terzomondista e anticoloniale.

L’Italia è stata costretta a ricorrere all’arbitrato internazionale obbligatorio ossia non concordato fra le parti. È l’unica azione consentita quando la controparte non vuole applicare le norme che ha sottoscritto.

È il caso di Nuova Delhi che, pur avendo aderito alle regole previste dalla Convenzione dell’Onu sul diritto marittimo, sostiene che la sua sovranità penale si allunga fuori dalle acque territoriali fino a 24 miglia dalla costa.

 
ROMA ora ha vinto la sua battaglia principale. Massimiliano Latorre, il comandante del Nucleo militare di protezione della petroliera Enrica Lexie, è in Italia dal 12 settembre 2014 per curare i postumi di un’ischemia. Per Girone si profilava il rischio di un limbo di 24 mesi senza che sia stata neppure presentata un’accusa formale a suo carico. I due marò hanno sempre sostenuto di aver sparato senza uccidere nessuno.

Una controinchiesta di questo giornale ha rivelato elementi decisivi che confortano le loro dichiarazioni, anche perché il peschereccio che li aveva avvicinati non era il SaintAntony, quello sul quale si trovavano i due uccisi. L’India pubblicamente tiene il punto.

Ieri il Governo ha ribadito all’agenzia Pti che spetta alla sua Corte Suprema di stabilire le condizioni del rilascio di Girone. Ci sarà da lottare. Anche se nelle ultime settimane era affiorata la ricerca di un compromesso. Una trattativa ufficiosa sulle condizioni del rientro di Girone è già stata fatta. Gli interessi del primo ministro Narendra Modi sono molti, primi fra tutti il negoziato per l’accordo con la Ue sugli scambi commerciali e l’adesione al trattato Mtcr che regola laproliferazione dei missili.
Nell’ultima riunione su quest’ultimo punto Roma, che si era opposta da quando è cominciato il calvario dei marò,ha scelto il silenzio.