Il golf e tutti i propri elementi sono sempre più analizzati grazie alla tecnologia. Negli States le statistiche sono precisissime e gli swing sezionati meglio che il pesce per un sashimi misto.
La prima giornata di Open Championship ha permesso di osservare i movimenti di tutti i migliori giocatori al mondo. Ovviamente il più analizzato è stato Jordan Spieth. Non sono maestro, ma non ci vuole un guru della tecnica per capire che lo swing del numero due al mondo non è proprio ortodosso. All’impatto l’americanino tiene il bastone in linea a il suo braccio sinistro si piega.
“Ala di pollo” viene comunemente chiamata e tutti i maestri dei circoli italiani hanno sempre tentato di correggerla. Non parlo per sentito dire ma, ahimè, per esperienza personale. “Stacca il bastone più esterno” – “datti il tempo di invertire” – “muovi i fianchi in avanti” – “attraversa” – “pensa a lanciare il bastone”… Potrei continuare per tutta la pagina citando le indicazioni che mi sono state date nelle decine di ore di lezione prese.
Mi chiedo: ma se Jordan Spieth fosse cresciuto nel tentativo di raggiungere un movimento con standard tradizionali, sarebbe diventato il numero due al mondo? Forse no. Anzi. Sicuramente no. La ricerca della grande bellezza dello swing è tipica del Belpaese.
Oggi ho capito che ci vuole un approccio al golf differente. Basta continue analisi e video, specie se non seguite da un allenamento adeguato. Ho poco tempo per praticare, quindi da domani andrò in campo per capire che strategia usare e come rimediare. In fondo lo disse anche Lee Westwood: “Se ti faccio da cadde un giro, senza dirti nulla sul movimento, ti faccio risparmiare quattro colpi”. E se lo ha detto uno che con “l’ala di pollo” è diventato numero uno al mondo non gli si può che credere.