Che stile quel Rostov! Trattasi del Conte Aleksandr Il’ič Rostov, decorato con l’Ordine di Sant’Andrea, membro del Jockey Club, Maestro di caccia: uno splendido trentenne dagli studi umanistici, i baffi lunghi e aguzzi, la lingua lunga, l’intelligenza arguta e poi ironia da vendere, modi impeccabili e un savoir-faire da cosmopolita giramondo…

Così era perlomeno fino ai suoi primi 33 anni, passati da nobile facoltoso nella Russia degli Zar. Ma il destino è strano, e così quei titoli di benessere sono divenuti pesanti fardelli nel 1917, all’alba della Rivoluzione d’Ottobre. Glielo hanno fatto notare, al buon conte: nella primavera del ’22 un Comitato d’emergenza del commissariato del popolo per gli affari interni si è riunito per decidere il suo futuro e, fin troppo buono, ha scelto di punire la sua ‘contitudine’ – solo in parte mitigata dalla pubblicazione nel crepuscolo dell’era degli Zar di un lungo poema di incitamento all’azione – con gli arresti domiciliari a vita.

Giorni lunghissimi, di privazione di libertà e sospensione dei diritti civili, di cui ‘Un gentiluomo a Mosca‘, romanzo dell’americano Amor Towles, pubblicato in Italia lo scorso gennaio da Neri Pozza, racconta i minuti, per nulla vuoti e interminabili. I fatti: il conte Rostov, che era tornato in Russia per amor patrio, all’indomani della Rivoluzione, dopo esserne fuggito nel periodo caldo, alloggiava all’epoca nella lussuosa suite 317 dell’altrettanto lussuoso Hotel Metropol.

Questo è l’inizio ed è anche la fine, perché in quell’hotel il conte verrà confinato, a 33 anni e a pagina 2, senza poterne uscire più. Iniziano così 555 pagine di arresti domiciliari lunghi un’intera vita che risulteranno però più avventurosi, divertenti e al cardiopalma di un viaggio ventimila leghe sotto i mari, o in un vascello di pirati dei Mari del Sud. Rostov ovviamente non rimarrà nella sua suite: verrà relegato nella torre campanaria, in un bugigattolo dal soffitto poco più alto della sua testa. Particolare che dovrebbe deprimerlo, e invece il conte da lì, negli anni a venire, continuerà a svegliarsi con ottimismo, a fare i suoi piegamenti e poi colazione con un buon caffè e un frutto diverso ogni giorno.

E se ancora non è chiaro il personaggio, c’è pure il momento in cui, sfondando a spallate – ma con nobile stile – il fondo di un armadio poggiato su una antica porta poi per sempre chiusa, Rostov riuscirà a ottenere in surplus un bellissimo studiolo. E’ così che anche quel posto, adattandosi al suo impeccabile stile, diventerà presto più spazioso, interessante e signorile della sua nobile casa di famiglia a Bellosguardo. Come tutto il Metropol, del resto: fantastico mondo ai confini del mondo, si rivelerà con gli anni un universo da scoprire ogni giorno. Un luogo privilegiato, addirittura, quando si tratterà di seguire i cambiamenti radicali della società russa, poiché dal suo ristorante sopraffino (il Bojarskij), dalla sua hall, dal bar ‘Piazza’, dal barbiere e dal salone delle feste, gli eventi storici più cruciali, come la guerra calda e quella fredda, arriveranno ancora vivi, sebbene privi della loro parte più cruda e virulenta.

E poi il Pcus forse non aveva considerato che, sia esso libero oppure oppresso da invisibili catene, in fondo un grande hotel di lusso resta forse il luogo dove un conte può continuare a sentirsi tale anche in un Paese comunista e bolscevico. Ma non ci si faccia una cattiva idea del buon Rostov: per nulla ignavo e rammollito, il conte è mente democratica, sopraffina, gran conoscitore del bon-ton ma pure degli uomini, delle relazioni umane, di quelle diplomatiche e soprattutto un individuo capace di non perdere l’ottimismo mai, eccezion fatta per l’unica volta in cui al colmo dello sconforto ha tentato la via dei tetti.

Ma è meglio non andare oltre, non prima di aver speso due parole sui suoi pochi compagni di strada: l’amico e poeta Miska, soprattutto, in grado di percorrere chilometri in una stanza, o la bellissima stella del cinema Anna Urbanova, poi il cuoco Emile, il maitre Andrej l’odioso Alfiere, la sarta Marina e poi le due donne del conte, le uniche davvero importanti per la sua vita. Sono due bambine:  Nina e Sof’ja: la prima renderà il conte di nuovo bambino, aprendolo a tutti i segreti più reconditi dell’hotel. Alla seconda, rimasta orfana, sarà il conte a fare da famiglia, prendendosene cura come nessun padre avrebbe potuto mai fare. Saranno Nina e Sof’ja, più di tutti, i punti cardinali di una vita lunga e avventurosa, vissuta tra scale, ascensori, servizi in camera, stanze lussuose e di servizio… pochi posti così stretti da abbracciare il mondo intero, fino alla notte avventurosa in cui tutto accadrà, il mondo scoppierà e le vite si compiranno, in un turbinio che per nessuna ragione al mondo, qui e ora, potremmo mai anche solo accennare.