Da 50mila a 150mila euro. E’ il prezzo da pagare per l’immortalità sotto zero. Una volta morto, o meglio, quando il cuore si ferma e il corpo va in stand-by, finisci in un bagno di ghiaccio e lì rimani fino a completo congelamento, con la speranza di poter risorgere ad una seconda vita terrena. Dopo quanto? Cento, duecento, cinquecento anni, dipende dai gusti.
Dunque il desiderio di sentirsi eterni, che tenta l’uomo fin dalle origini del mondo e che fino a ieri era considerato folle utopia, ha ormai assunto i crismi di una vera e propria filosofia di vita, con tutto il business che ne consegue. Nel mondo esistono già tre centri di crionica, definizione tecnica delle procedure di ibernazione. Due negli Stati Uniti, nel Michigan e in Arizona, il terzo vicino a Mosca. E duemila persone che hanno firmato il contratto per sottoporsi alle relative procedure di raffreddamento e conservazione, con la speranza di ripristinare un giorno le funzioni vitali dell’organismo.
Fra queste anche una decina di italiani. Uno dei quali, Aldo Fusciardi, riposa (si fa per dire) nel silos ghiacciato dopo che un infarto ha fermato il suo cuore a 75 anni. Gli altri invece per fortuna ne possono ancora parlare e lo fanno volentieri. Come il docente di letteratura romano Giovanni Ranzo, grande amico di Aldo e transumanista convinto che ha provato senza successo a coinvolgere nel fenomeno anche alcune imprese funebri con la speranza di far nascere una società crionica anche in Italia. Perchè la nostra burocrazia rallenta pericolosamente i tempi di trasporto e raffreddamento del corpo, mettendo a rischio tutta l’operazione. O come Vitto Claut, avvocato di Pordenone nato nel 1949 e convinto di poter rinascere fra 400 anni: “Mi piacerebbe vedere come sarà il mondo a quell’epoca e sono sicuro di riuscirci. Come ci hanno trapiantato mani, fegato, reni, cuore e magari fra un po’ il cervello, succederà che ci permetteranno di rimettere in funzione tutti i nostri organi “.
Proprio il trasporto da altri Paesi fa variare i costi, quasi sempre coperti con un’assicurazione sulla vita il cui beneficiario è il centro crionico prescelto. Ranzo per esempio ha investito circa 50mila euro, di cui 28mila per il deposito del corpo, così come Claud che paga una quota di 3600 euro l’anno. La procedura invece è sempre la stessa. Appena dichiarato il decesso legale, il corpo viene immerso in un contenitore di azoto ghiacciato che ha il compito, insieme ad alcuni medicinali somministrati, di evitare il deterioramento delle cellule. Poi vengono iniettate al posto del sangue sostanze anticongelanti e nei giorni successivi si abbassa gradualmente la temperatura fino a meno 196 gradi. Infine il trasferimento nei tewar, i silos dove possono entrare 6 corpi appesi a testa in giù e rimanerci anche un secolo, secondo gli scienziati.
Posizione non proprio comoda, ma per l’immortalità questo e altro.