Ci sono giorni che sembrano fatti apposta per riflettere sui grandi interrogativi della vita. Oggi è uno di quelli: perchè proprio la mimosa? Passi per lo stuolo di uomini che si muovono nella nostra esistenza come elefanti in mezzo alla cristalleria e all’improvviso, una volta l’anno, diventano più dolci e burrosi delle mou. Ma cos’abbiamo fatto di male per meritare anche grappoli di escrescenze mosce, color giallo-pus e dall’odore soffocante?
Quando le femministe nel 1946 adottarono la mimosa, preparando il primo 8 marzo del dopoguerra, avevano i loro  buoni motivi: tra i fiori che sbocciano in questo periodo erano i più facili da trovare e soprattutto i più economici. Ma per fortuna i tempi son cambiati, qualcosina in più possiamo permettercela e di fiori ne sbocciano un’infinità. Tutti più belli e profumati di quelli d’acacia (in questo caso meglio un vasetto di miele, piuttosto).
Prendete le primule: allegre, coloratissime, dal sentore inebriante, una carezza per il cuore e per lo stomaco visto che all’occorrenza si possono anche mangiare. Oppure la viola del pensiero, delicata e di grande fascino, ideale per profumare le bevande e per un regalo. Secondo i francesi, guardando fra i petali di questo fiore tenero si può scorgere il volto della persona amata: per curiosità provate a guardare un ramo di mimose e diteci cosa vedete. Poi la margherita, vera regina di primavera, allegra e solare. E’ considerata il simbolo della purezza, di corpo e di spirito, del candore e della fedeltà infatti non risulta tra i fiori preferiti di mariti e fidanzati.
Per fortuna in questi giorni sbocciano anche le viole cornute, gialle pure loro però con un significato molto più pregnante. O i fiori dell’Albero di Giuda. Sarebbero stati perfetti per quel signore elegante che ieri sera dal fiorista contava sulle dita moglie, figlie, amanti, sorelle e cognate. Ma purtroppo aveva già comprato una bracciata di mimose (con lo sconto, data la quantità).
La buona notizia è che domani l’8 marzo sarà già finito.