Dopo tre serate di audience in caduta libera, non resta che il mago Silvan. Quando si materializza sul palcoscenico dell’Ariston sono in molti a sperare che Fazio e la Lucianina spariscano d’incanto ma ormai è troppo tardi per pretendere miracoli, accontentiamoci del solito giochino in scatola non senza sottolineare che come prestigiatore Renzi oggi ha fatto molto meglio. E dopo aver annunciato il suo governo si è concesso anche una battuta che di questi tempi equivale a sparare sulla Croce Rossa: “Avete domande? Non vorrei farvi perdere Sanremo…”.  Ora aspettiamo con curiosità i prossimi dati di ascolto per capire se in questo venerdì di grandi emozioni gli italiani si sono riavvicinati più alla politica o al Festival. Nel frattempo, comunque vada, onore a Telese e a Canale 5 che raccolgono la sfida lanciando “Matrix” in prima serata mentre tutti gli altri sono fermi in posizione prona da quattro giorni.
Intanto la canzone d’autore torna regina nel suo habitat mescolando ricordi struggenti e voci affascinanti a sorprendenti effetti speciali, tipo Violante Placido che accompagna con toni delicati i Perturbazione o uno scatenato Riccardo Scamarcio alla batteria nel “Diavolo in me” di Zucchero che Sarcina ripropone a squarciagola.
Un lunghissimo omaggio ai cantautori italiani, a ritmo finalmente agile e abbandonati ad un’insolita leggerezza, quella che Arbore ci aveva regalato giovedì sera ma solo per pochi minuti e che stavolta invece potrebbe davvero esplodere. Potrebbe, se non fosse che Fazio ci riporta subito con i piedi per terra. Il troppo frastuono e quei sorrisi contagiosi lo mettono a disagio, e i cantautori che continuano ad esibirsi in questo mondo di sicuro gli piacciono, ci mancherebbe, però mai quanto i defunti. Non c’è niente da fare, lui per i morti ha un’autentica venerazione e meglio ancora se hanno scritto canzoni tanto  tristi da lacerarti l’anima. Così quando Paoli incanta la platea con un medley di successi della sua scuola, quella genovese, Fazio non può fare a meno di avvicinarsi sospirandogli in piena estasi: “A questa carrellata di grandi autori manchi solo tu”.
“Eh già, io sono ancora vivo” risponde il povero Gino sgranando gli occhi e nascondendo le mani chissà dove. Amen.